Permessi negati dopo due trapianti È un’ingiustizia
Ho pensato a lungo se inviarle questa lettera e alla fine mi sono deciso, non tanto per fare conoscere la mia vicenda personale, ma mosso dalla speranza che la mia situazione possa servire ad evitare ad altri questa ingiustizia. Le sintetizzo la mia storia: sono un uomo di 49 anni e nel lontano 1989 mi viene diagnosticato una miocardiopatia dilatativa; sottoposto a trapianto cardiaco, dopo mesi mi viene riconosciuta un’invalidità nella percentuale del 70%. Nel 2003, purtroppo, la malattia mi si ripresenta; dopo vari accertamenti e consulti medici, vengo rimesso in lista per un secondo trapianto di cuore. Nel 2005 i miei reni smettono di funzionare ed «entro» in dialisi, a maggio dello stesso anno vengo nuovamente sottoposto ad un doppio trapianto cuore + rene. Finito il periodo di convalescenza faccio richiesta di rivalutazione della mia invalidità: mi viene riconosciuta una percentuale dell’80% più legge 104 con verbale definitivo. Nel 2016 mi viene diagnosticato un tumore di tipo bosniak 3 al rene nativo, a settembre l’équipe medica che segue da sempre il mio caso (grandi persone, prima che eccellenti medici, ai quali devo la mia più grande riconoscenza) decide di asportarmi l’organo. Dopo l’operazione presento una richiesta di rivalutazione della mia invalidità che, quasi automaticamente, viene innalzata dall’80% all’85% ma qui inizia una storia paradossale. Mi comunicano che non ho più diritto ad usufruire della legge 104 (che consisteva, nel mio caso, a tre giorni di permessi mensili retribuiti perché, in tutti questi anni, non ho mai rinunciato al mio posto di lavoro). Penso ad una svista e presento ricorso: come previsto mi viene riconosciuta nuovamente. A maggio di quest’anno vengo invitato a presentarmi in Commissione nella sede Inps di Brescia per una verifica, mi presento e, dopo una frettolosa visita ed un veloce esame della montagna di referti medici, vengo congedato con la solita risposta «le faremo sapere». Il 5 giugno mi viene recapitata la risposta definitiva: riconosciuta la legge 104 comma 1, mentre per quanto riguarda il comma 3 (che riguarda i 3 giorni di permesso al mese) sostengono che io non abbia più i requisiti necessari. Vorrei puntualizzare che solo nel 2016, intervento operatorio escluso, ho passato dai 20/25 giorni in vari ospedali solo per visite, prelievi, ecografie e Rx di controllo per il monitoraggio del corretto funzionamento di cuore, reni e fegato. Alla fine di questa mesta storia mi ritrovo con un riconoscimento dell’innalzamento del mio grado di invalidità ma che non è più sufficiente a farmi riconoscere un diritto che mi era stato riconosciuto in modo definitivo nel lontano 2015. Lascio a Lei l’arduo compito di valutare l’efficacia e l’equità di queste Commissioni mediche. Sono questi i tagli necessari per fare sopravvivere il nostro Sistema Sanitario? Credo di no. Grazie per la comprensione.
// Gian Mario CottiAdro
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