Pagare e tacere. La povera sorte di noi lombardi

Lettere al direttore
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«Paga, somaro lombardo!». Campeggiava un tempo questa scritta a spray su ponti, viadotti e muri; un forte rimprovero che dava del cornuto e mazziato ai cittadini di questa regione. Ora, a distanza di decenni, dopo aver letto cosa significherà per le tasche dei lombardi la sanità privata (senza la quale smetti di curarti), mi sembra che sia chiaro cosa il messaggio voleva dire. Era solo un po’ subliminale ma centratissimo.

Angelo D’Errico

Caro Angelo, si avvicendano le Amministrazioni, non il peso della soma. E chi gridava allo scandalo allora, da decenni siede comodo in sella, senza scomporsi d’una virgola. Personalmente ci siamo convinti di una regola: la maggior parte di noi ha un’infinita pazienza e si fa andare bene tutto, finché il recipiente si colma e allora basta una goccia per scatenare se non una rivoluzione, almeno un giro di giostra. È successo con la prima Repubblica, poi via via in molte regioni d’Italia, accadrà pure in Lombardia. Nel frattempo inutile farsi il sangue amaro: prendiamo il buon che c’è (perché c’è del buono) e insistiamo affinché il gramo diminuisca. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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