Orario allargato e nuova sede per il Cps
La cronaca degli ultimi giorni ha avuto modo di occuparsi dello spostamento del servizio 1° Cps - centro psico sociale - di via Malta (zona cavalcavia Kennedy) sopra il 3° in via Luzzago (zona via Milano), notizia accompagnata dall'annuncio di un allungamento dell'orario di apertura di 3 ore giornaliere più 5 ore il sabato mattina.
Andiamo con ordine: il progetto obiettivo regionale sulla salute mentale già dal triennio '95/'97 aveva posto come obiettivo l'apertura dei servizi territoriali dalle 8 alle 20 (e di 5 ore il sabato mattina).
Come Cgil, lavorando con gli operatori e i familiari, riuscimmo a sperimentare questo nuovo modello nel territorio della Valtrompia, che fa capo al Dipartimento salute mentale di Brescia, nel 2000. Risultato: dopo 7 mesi tutto tornò come prima perché mancavano medici psichiatri. Intanto l'Azienda riuscì a superare lo scoglio del 31 dicembre non perdendo finanziamenti regionali che avrebbe visto tagliare se non avesse adeguato alcune Unità operative alle direttive regionali. Quindi abbiamo le carte in regola davanti a chi pensasse che i nostri dubbi su questo progetto siano dettati dalla difesa dei privilegi di brunettiana memoria.
Non è mai stato per noi un problema pensare a servizi territoriali aperti in orari diversi da quelli d'ufficio: sappiamo di avere a che fare con un disagio che non «stimbra» alle 17.
Detto questo, sono ormai alcuni anni che proponiamo di trasferire la sede infausta (per pazienti, familiari e operatori) del 1° Cps da via Malta: sembrava un progetto arrivato a termine, grazie all'utilizzo dei beni ottenuti dall'Asl per la permuta dell'ex ospedale psichiatrico: in via Galilei, nello stabile del poliambulatorio del Civile di via Biseo. Risparmio 28.000 euro. Invece l'anno scorso è stato rinnovato l'affitto per altri 6 anni in via Malta da parte del Dsm di Brescia.
Oggi siamo di fronte a questo «progetto», venduto ai familiari come aumento dell'offerta assistenziale. Per ora di concreto c'è solo la riduzione degli ambulatori periferici di Gussago e Travagliato.
La motivazione principale di questo «progetto» è la mancanza di personale, ancora una volta psichiatri, ma in prospettiva un risparmio anche sulle altre figure. Il bacino d'utenza dei due Cps è di 220.000 utenti: non è concentrandoli in una struttura sola che si dimezzano gli utenti. Cosa può rappresentare una maggiore apertura se non la porta aperta di una guardia medica psichiatrica che invece che alle 17 chiude alle 20?
Perché sarà così: un «ambulatorificio» territoriale dove i pazienti si recano, fanno la visita forse con lo stesso psichiatra, vengono prescritti loro i farmaci e rientrano a casa. E se non arrivano al Cps non sarà un problema del Cps, perché avevano l'appuntamento. Non è altro che psichiatra ospedaliera diffusa sul territorio.
Un aumento dell'orario di apertura che passa dalle 45 ore settimanali attuali alle 65 ipotizzate prevede perlomeno un aumento proporzionale del personale (come accaduto al Dsm di Iseo, che infatti ha ottenuto finanziamenti regionali triennali sul programma di innovazione territoriale): altrimenti, a personale stabile, le attività vengono ridotte e dequalificate. Leggi: meno visite domiciliari, meno inserimenti lavorativi, meno attività riabilitative, .... non ci vuole un master in organizzazione aziendale per capirlo.
I lavoratori hanno già chiesto assemblee, porremo la questione a livello aziendale con la forza di chi è già stato in questi anni protagonista del cambiamento. Perché i familiari sono stati informati ma gli operatori no.
Altra questione che attiene alla psichiatria e fa parte della nostra vertenza: i locali della comunità di via Bissolati sono stati ristrutturati nei tempi previsti (11 mesi) mentre gli ospiti e il personale si erano momentaneamente collocati in via Romiglia. È stata accettata la riduzione del personale durante il trasferimento poiché il numero di pazienti accolti in via Romiglia era diminuito con la garanzia di tornare in via Bissolati, nella comunità ristrutturata, con l'équipe nuovamente a regime.
Anche qui i lavoratori hanno chiesto l'assemblea; il rientro è previsto nel mese di marzo ma non si capisce quali intenzioni ci siano da parte dell'amministrazione sul ripristino dei posti letto e di conseguenza sul personale.
Le risorse mancano, va bene: non illudete le persone facendo credere che staranno meglio, però.
Massimo Fada
Rsu Spedali Civili
Donatella Cagno
Segretaria generale Fp Cgil
Brescia
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