Orari più flessibili in ospedali e Rsa per curare i parenti

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Mi rivolgo al vostro giornale in quanto vorrei mi fosse chiarito perché il Dpcm del 02.03.2021 art. 11 punto 5 il quale dichiara che «i Caregiver possono prestare assistenza nel reparto di degenza», deve poi essere superato dal «salvo nel rispetto delle indicazioni del Direttore sanitario della struttura». Pertanto se esse dispongono un’ora al giorno con deroga, non sempre scontata, di un’ulteriore ora al pasto serale, non mi è chiaro il senso del Dpcm. Quando ci si trova davanti a persone fragili che hanno bisogno di assistenza ritengo fondamentale garantire il massimo della qualità di vita possibile. Lasciare un nostro caro in un reparto ospedaliero, all’improvviso, per buona parte della giornata, togliendolo dal suo ambiente e abitudini sicuramente non giova alla sua tranquillità e stabilità emotiva, portando la struttura a soluzioni estreme e lesive, come la contenzione. La cura delle persone fragili richiede un approccio olistico che consideri sia gli aspetti assistenziali che quelli emotivi, garantendo dignità e rispetto. Parliamo in continuazione di dignità della persona e di tutela delle persone fragili, ma è anche nell’uso di questi estremi che si riscontra la poca cura che viene a loro dedicata. Mi chiedo inoltre: «Se noi familiari non sempre riusciamo a tutelare i nostri cari, oggi, chi tutela chi è solo?». Mi auguro personalmente che avvenga un cambiamento ponendo al centro il benessere del paziente, benessere che non è solamente inteso come terapia, ma cura con la C maiuscola della persona.
Rosa Maria Agnelli
Collebeato

Cara Rosa Maria,

la sua lettera cade a fagiolo, come si diceva un tempo, essendo questa la settimana dedicata a chi si prende cura delle persone, in particolare coloro che si occupano dell’assistenza dei propri famigliari (questo significa «caregiver»: lo sottolineiamo poiché secondo una recente ricerca otto persone su dieci non sanno cosa voglia dire).

Un’assistenza che a causa dei costi lievitati dei servizi professionali e la concomitante contrazione dell’offerta del sistema socio sanitario pubblico, è più che utile: è essenziale.

Chiarito il quadro, veniamo a noi.

Prima del Covid erano molti gli ospedali e residenze che avevano ampliato gli orari di visita, qualcuno persino eliminando ogni restrizione.

La pandemia ha preteso un blocco e oggi la tendenza delle strutture è di lasciare una finestra temporale limitata, in molti casi limitatissima.

Quanto ciò sia dovuto alla effettiva necessità di contenere i rischi oppure alla comodità del personale, che così non viene disturbato, non sapremmo onestamente dirlo.

Ad ogni modo, quanto auspica lei, Rosa Maria, lo sottoscriviamo in pieno, attendendo risposte solerti di «apertura» da parte delle strutture sanitarie. Nel contempo però richiamiamo all’attenzione e all’educazione di parenti, amici e visitatori tutti, poiché prendersi cura dei propri cari è importante, ma avere rispetto per gli altri degenti - evitando di fare chiasso o di presentarsi a frotte, ad esempio - non lo è da meno. (g.bar.)

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