Opera di Vantini in vendita: come è stato possibile?

Arte da tutelare.
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Visitando l'esposizione "Brixiantiquaria", appena conclusa presso la Fiera di Brescia, ho notato con grande sconcerto che in uno degli stand era stato allestito per la vendita l'intero arredamento ligneo della farmacia Pirlo di Salò, opera dell'architetto bresciano Rodolfo Vantini (1792-1856) risalente al 1844. Mi sono chiesto come sia stato possibile che un autentico capolavoro di uno dei più importanti architetti europei dell'Ottocento, e che da quasi centosessanta anni era vanto della farmacia e della cittadina salodiana, sia finito sul mercato antiquariale e sottratto alla storia stessa dell'intera comunità. Nessuno a Salò ha fatto in modo che l'arredo non fosse rimosso dalla sede originaria o, almeno, non venisse alienato per finire chissà dove? Non l'Amministrazione comunale? Nessuna istituzione pubblica? Nessuna associazione? Nessun cittadino sensibile alla memoria locale?

Si fa un continuo parlare di recupero delle nostre radici, della nostra storia, della nostra identità culturale, e poi ci si comporta nel peggiore dei modi: vendendo i gioielli di famiglia. Forse che Rodolfo Vantini non è abbastanza conosciuto a Salò? Eppure è proprio sua l'architettura del cimitero locale! La figura dell'architetto bresciano (che ha ideato magnifici progetti per la città natale, ma anche per Milano, Trento, Mantova, Bergamo) è costretta a subire la dispersione di un'opera di squisita fattura ed eleganza, tanto più importante quanto più rara e insostituibile.

Occupandomi da molti anni dell'opera di Rodolfo Vantini attraverso pubblicazioni, saggi, conferenze, vorrei ricordare che già Lionello Costanza Fattori aveva segnalato la farmacia Pirlo nel suo pionieristico libro sull'architetto (1963) e che negli stessi anni la città di Brescia, in un'occasione del tutto analoga - la vendita dell'arredamento vantiniano della farmacia Zadei - aveva provveduto ad acquistarla (oggi è conservata al museo di Santa Giulia). Altri tempi, altra sensibilità, altre persone.

Venezia ha tutelato il negozio Olivetti di Carlo Scarpa in piazza S. Marco; Roma (già dagli anni Ottanta) ha posto dei vincoli agli esercizi storici; idem Bologna, Parma, Firenze, più recentemente Milano.

Ironia della sorte: all'ingresso di "Brixiantiquaria" campeggiavano in bella mostra alcune opere appartenute a Paolo Tosio e donate nel 1842 alla città di Brescia: quadri di Appiani, sculture di Canova, Thorvaldsen, Baruzzi, Gandolfi. Ebbene, queste stesse opere erano state sistemate dal committente con amorevole cura nel palazzo progettato appunto da Vantini. E la splendida base neoclassica su cui (anche a "Brixiantiquaria") era collocato il busto canoviano dell'Eleonora fu disegnato appositamente sempre da Vantini. Che misero paradosso! Che triste coincidenza!

Arch. Antonio Rapaggi

Montichiari

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