Oggi il fanatismo fa degenerare il tifo nello sport

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Nella mia famiglia si respirava fin da piccoli aria di calcio. I miei due fratelli, insieme ad altri amici, avevano messo insieme una squadra all’oratorio del paese che constava di ragazzi semplici, amanti dello sport nel senso letterale e migliore del termine, per il solo piacere di giocare in compagnia. Terza categoria, seconda categoria e infine prima categoria: questi gli obiettivi e ce la mettevano tutta per arrivare ai traguardi prefissati. In casa mia i bucati settimanali di magliette e calzoncini non si contavano e la mamma aveva il suo gran da fare con sapone, acqua calda, risciacqui e fili per stendere. Tutto era all’insegna del puro divertimento nel campo sportivo ed io, mia sorella e le nostre amiche eravamo le tifose più accanite, stipate a bordo campo. Oggi mi pare che lo sport, in particolare quello del pallone, si debba, purtroppo chiamare in altro modo. È schizofrenia, è violenza verbale e fisica, è accanimento verso i giocatori avversari, è inciviltà e mancanza di rispetto reciproco, è degrado e insana tifoseria. La ragionevolezza si è persa per strada, il fanatismo impera e talvolta le cose degenerano sino a divenire cruente e anche letali. Auspico che si possa tornare alle maniere civili e veramente «sportive» senza cadere in atti beceri e disumani.

// Guerrina Bettini
Castenedolo

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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