Non siamo «eroi», ma infermieri delusi e stanchi

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Ci avete chiamati eroi. Non ci siamo mai sentiti eroi. Siamo e ci sentiamo infermieri. Infermieri più stanchi oggi di 4 anni fa. E siamo stanchi non tanto e non solo per il carico di lavoro sempre maggiore, per la progressiva scarsa considerazione di cui godiamo a livello politico, per lo stipendio risicato a fronte di turni, notturni e festivi, costantemente lavorati senza batter ciglio. Siamo infermieri di un reparto specialistico del più rinomato ospedale cittadino e vogliamo chiedere scusa ai nostri pazienti se qualche volta possiamo essere sembrati poco indulgenti, se siamo parsi scostanti, ma... abbiamo «la giustifica» (come a scuola)! La giustificazione ce la fornisce la nostra stessa azienda, a cui ci sentiamo legati, come nel più classico dei matrimoni disfunzionali, non solo da vincoli contrattuali, perché se fosse semplicemente così non ci renderemmo sempre disponibili a sopperire alla carenza di personale rinunciando ai sacrosanti riposi (che garantiscono, a conti fatti, il recupero psico-fisico a beneficio anche, se non soprattutto, degli assistiti), non investiremmo ore e ore e ancora ore in attività di ricerca, aggiornamento e approfondimento per garantire una sempre maggiore qualità dell’assistenza (che si traduce forse in prestigio per l’azienda?). La nostra stanchezza nasce dal fatto che non siamo posti nelle condizioni di usufruire delle ferie maturate lavorando. Dobbiamo ancora smaltire le ferie del 2022. Le ultime risalgono all’estate scorsa (se vogliamo escludere i 2 giorni, ottenuti a caro prezzo, goduti fra dicembre e gennaio). Ad oggi non sappiamo ancora se, quando e per quanti giorni potremo assentarci quest’estate. Qualcuno sarà verosimilmente obbligato ad andare in vacanza a giugno e gli verrà comunicato con un mese scarso di anticipo. Quanto sarà difficile organizzarsi all’ultimo minuto per una famiglia di anche sole 3 persone? Quanto sarà complesso anche per chi non ha famiglia potersi aggregare agli amici o pianificare altro? A che prezzo (non solo economico)? Non vogliamo tediare nessuno, non bramiamo nulla che non ci siamo guadagnati, non vogliamo assurgerci a vittime; vogliamo solo essere trattati con dignità e rispetto da chi ci dirige e rappresenta. Che i nostri pazienti ci perdonino, ora sanno perché siamo «esauriti» (suvvia, sappiamo che lo dite spesso, vi sentiamo).
I vostri infermieri

Carissimi,

pur avendo altre risposte che attendono in coda, diamo precedenza alla vostra, proprio come avviene con i «codici» d’emergenza.

Comprendiamo infatti che da arancione sta diventando rosso e ne va del benessere non soltanto di una categoria, bensì di tutti, a cominciare da coloro che risultano più fragili, che hanno bisogno di cura.

La prendiamo larga, dichiarando che non esistono «bengodi», che ogni organizzazione, pubblica o privata che sia, è per definizione «a corto di risorse», per cui siamo contro le generalizzazioni, avendo parimenti in uggia le frasi ammiccanti, che blandiscono, colme di retorica.

Preferiamo allora guardarvi - idealmente - dritti negli occhi e parlarvi schiettamente, distinguendo i piani.

Ce n’è uno personale, che riguarda il rapporto con i pazienti e un atteggiamento che non è mai tollerabile quando valica il confine della buona educazione, della comprensione, dell’indulgenza, come la chiamate voi.

Certo, ci rendiamo conto che i rompiscatole esistono, ma l’insistenza o, peggio, la maleducazione altrui non può mai generare una reazione della stessa natura.

Altro discorso invece meritano i disagi che voi lamentate e che - vogliamo esser chiari anche su questo - non possono esser giustificati in alcun modo. Poiché più le risorse sono scarse, maggiore deve essere l’efficienza di chi le amministra, l’impegno di chi ha il compito di programmare e organizzare i servizi.

Due allora sono i soggetti che chiamiamo in causa.

Primo, la struttura di cui fate parte le ferie deve garantirle, con una pianificazione non dell’ultima ora.

Secondo, la Regione Lombardia, che un giorno sì e l’altro pure emana comunicati su quanto investe, spende, eroga, dimenticando che alla fine i conti tornano soltanto se i livelli minimi sono garantiti e tutelati sono gli esseri umani, in primis voi infermieri, che non sarete eroi, ma fate sempre la differenza. (g. bar.)

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