Non si può morire di droga a sedici anni

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#RipAlice. Aveva solo sedici anni Alice, la giovane ragazza trovata giorni fa senza vita nei bagni della stazione ferroviaria di Udine. Morta per un’overdose di eroina. Un’eroina che ritorna sfacciata e senza permesso nella vita di tanti giovanissimi. Un’eroina venduta ovunque e a bassi costi con principio attivo che oscilla da 0,1% al 50% che determina sempre più il rischio di un’overdose. È allarmante tutto ciò e allora che fare? Oggi è indispensabile, più che mai, che si parli di droga a scuola, a casa, nelle istituzioni… è necessario aiutare i ragazzi a vivere le relazioni tra pari in modo autentico ed empatico. Non puoi sapere che un amico sta male e lasciarlo nel suo malessere. Non puoi fregartene di lui! La droga non colma un vuoto, ma è in questo vuoto che essa nasce come desiderio, come anelito, come tensione verso qualcosa che possa soddisfare quel bisogno a cui, molti, non sanno dare un nome. Le sostanze sono solo una semplice ed amara espressione di ciò che si chiama malessere, noia, insoddisfazione… Le sostanze sono solo la punta dell’iceberg! Ma, per capire ciò, dobbiamo spostare l'attenzione dalle conseguenze alle cause dell’uso e dell’abuso. Ridurre e affrontare il fenomeno deve portarci altrove, ad una presa in carico di tutto il tessuto educativo sociale. Devo portare ad interrogare la Politica e noi tutti… non si può morire a 16 anni per droga! In questo momento che fare? Sto con molto rispetto vicino alla sofferenza e al dolore dei familiari e sono seduto accanto a quel banco vuoto assieme ai compagni di classe. Mentre attendo penso a tutti quei minori che affogano il loro grido di disperazione e la loro voglia di esistere in situazioni sempre più drammatiche e pericolose, spegnendo le loro emozioni e la loro vitalità nell’oblìo delle sostanze. È tempo di agire, è tempo di esserci in questo mondo giovanile.

// Simone Feder

Gentile lettore, perdere la vita a 16 anni nel modo e nelle circostanze con cui è accaduto ad Alice, non può, non deve lasciare indifferenti. A 16 anni una vita dovrebbe essere un rigoglio incontenibile di energie, desideri, progetti, sogni, passioni… magari anche confusi nel loro affiorare dentro le giornate di un adolescente, ma pur sempre vitali. Se ciò non avviene e ci troviamo di fronte a scene strazianti come quella di Udine, bisogna per forza porci qualche domanda. Ma non c’è una strada sola per trovare e dare risposte, cioè prevenire e risolvere il problema - questo è assodato - perché a volte da colmare non c’è purtroppo un vuoto solo, ma diversi vuoti: in famiglia come nella scuola, nelle relazioni sociali e intergenerazionali come nel mondo del lavoro, tanto per indicarne alcuni. Intanto occorre uscire dall’«assuefazione» al fatto che la circolazione di droga e il suo uso possano esser diventati una «normalità» con un loro carico di costi umani dato per scontato in base a fredde statistiche. Da sconfiggere è proprio la rassegnazione ad una deriva che investe ancora i ragazzi e i giovani. Perché, in attesa di colmare i tanti vuoti, si possa almeno contenere l’emorragia di vite in procinto di perdersi. (g.c.)

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