Non mi hanno detto neppure: non ti sarà rinnovato il contratto

Sono una delle tantissime persone che si ritrova senza lavoro. So di non essere l’eccezione, potremmo fare un treno lungo dal nord al sud e uno dal sud al nord pieno di disoccupati. Non mi spaventa il fatto di cambiare stile di vita rispetto a quello avuto fin’ora. Voglio solo raccontare la mia breve storia per la morale. Credo che Babbo Natale debba portare umanità, sensibilità, rispetto, umiltà, comunicazione, gratitudine, orecchie per ascoltare e un po’ di cuore per sensibilizzarsi nelle grandi aziende o piccole aziende, ai capi, ai manager, a questi grandi uomini che non hanno il dovere, perché arriviamo da agenzie esterne, ma non hanno nemmeno il coraggio di dire ad una dipendente che è il suo ultimo giorno di lavoro, dopo 3 rinnovi promessa di assunzione indeterminata. Come se fossi un fantasma o come se avessi il colera, ho dovuto chiedere io cosa ne era di me anche se ero già preparata. Le vicissitudini cambiano le decisioni aziendali, sono stata fortunata ad avere il lavoro per tre anni una grande fortuna, ed ora ho la disoccupazione. Non è una morte, non sono finita, non è un grosso problema. Lo sconforto però c’è poiché si tratta di chi come me vorrebbe costruirsi una vita, non rincorrere i tempi e aspettare che si sistemano le cose per poter fare una famiglia, o viaggiare o semplicemente essere sereni. La cosa peggiore però è il trattamento, non conta l’impegno, non conti come persona, non conti niente o forse conti qualcosa le ultime ore poiché ti ritrovi anche a dare la disponibilità a non fare le ore di ferie chieste. Vi credete uomini, usate e avete sguardi superiori, magari vi vantate anche dei ruoli che vestite, ma non avete fra le mani quel sacco che Babbo Natale dovrebbe portarvi. Ricordate che al nostro posto potrebbe esserci vostro figlio, vostro fratello, vostro marito. Questo mondo appartiene anche a voi, non si può essere grandi senza prima essere piccoli. Avevo capito la decisione riguardo ai cambiamenti aziendali e accettato che questo avrebbe potuto accadere, ma non accetto il modo poiché, ricordate, non c’è gioia più grande di avere un’anima che sappia trattare le persone con rispetto gratitudine e umiltà soprattutto nel mondo del lavoro.
// Chiara Gentile lettrice, la sua delusione e la sua amarezza sono comprensibili. Certo, siamo tutti consapevoli ormai che nel contesto economico attuale il lavoro è diventato «liquido» e flessibile, e che il lavoratore è molto spesso chiamato a fare i conti con posizioni a tempo determinato (in altri termini: precarie), con i relativi costi umani - personali e anche sociali - che tutto questo comporta. Tuttavia «cancellare» nelle relazioni di lavoro ogni attenzione e cura del rapporto umano, non solo risulta eticamente discutibile ma può paradossalmente rivelarsi controproducente anche sul piano economico. Demotivando le persone, si rischia infatti di penalizzare la qualità e la produttività stessa del loro lavoro. Che invece oggi, in tempi proiettati verso il cosiddetto universo 4.0, sono considerati elementi fondamentali per il successo di ogni attività. Ma in genere consigli in materia non sono difficili da trovare in manuali di gestione del personale e delle pubbliche relazioni. (g. c.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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