No al paternalismo (ma l’alternativa non è il disfattismo)

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA


Ne

lla lettera pubblicata il 5 agosto il prof. Vitale raccontava una delle tante traversie che incontra chi lavora nel mondo della scuola. Nella risposta del giornale venivano riconosciute queste difficoltà ma si esortavano i professori a «non mollare» e su questo punto vorrei aggiungere una considerazione.

Un Paese che si vanta di essere l’ottava economia mondiale non può pensare di tenere in piedi i servizi essenziali (scuola e sanità in primis) facendo continuamente appello al senso di sacrificio di insegnanti, medici, infermieri, ecc.

Forse nelle emergenze o durante una calamità è lecito chiedere ai lavoratori di stringere i denti per un certo tempo, di sopportare i disagi e di offrire più di quanto strettamente dovuto. Non lo è di fronte a deficienze strutturali che si trascinano da anni e che la politica, colpevolmente, si ostina a non affrontare.

I nostri sistemi scolastici e sanitari dovrebbero essere capaci di attrarre le competenze migliori. Invece chi può se ne va all’estero - dove trova condizioni di lavoro e trattamenti degni di una società moderna - e a chi resta viene chiesto paternalisticamente di «non mollare». Non occorre la sfera di cristallo per prevedere a cosa porterà tutto questo

.
Nicola Mauri
Brescia

Nessun paternalismo, proprio perché non occorre la sfera di cristallo per prevedere dove si andrà a finire, se Scuola e Sanità non troveranno il doveroso riconoscimento e sostegno. E intanto cosa consigliamo agli insegnanti (ma anche a medici e infermieri) che ancora ci credono e resistono: devono forse mollare tutto all’insegna del... si salvi chi può? Sarebbe poco educativo, oltre che poco edificante. (n.v.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato