No ai compiti per le vacanze. Coltiviamo altro

Lettere al direttore
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Le vacanze natalizie non sono un «tempo vuoto» da riempire con attività scolastiche, ma un vero e proprio spazio di pausa e rigenerazione: un diritto fondamentale per tutti coloro che lavorano - studenti compresi - e un’opportunità preziosa di staccare, ricaricare le energie e godersi relazioni e momenti significativi. Il termine «vacanza» deriva proprio dall’idea di sospensione dall’attività lavorativa o di studio, una parentesi necessaria per rigenerare mente e corpo. Questo periodo di pausa aiuta gli studenti a consolidare in modo naturale le conoscenze acquisite, senza la pressione di nuove attività da completare. Secondo gli esperti, uno stacco vero dai compiti può favorire la neuroplasticità cerebrale, la capacità del cervello di formare nuovi collegamenti e di elaborare le esperienze, fondamentale soprattutto nei periodi di crescita. Se accogliamo l’idea che anche gli studenti hanno bisogno di una vera pausa - non solo fisica, ma cognitiva ed emotiva - allora abbiamo anche il dovere professionale di non esaurire quel tempo con ulteriori doveri scolastici. Non si tratta di negare l’importanza dell’apprendimento, ma di mettere al centro la persona intera, non solo l’alunno che svolge esercizi. Le vacanze natalizie dovrebbero essere un momento per: - ritrovare il piacere della scoperta attraverso esperienze quotidiane, letture libere, giochi e relazioni; - nutrire equilibri psicologici che favoriscono motivazione e curiosità future; - vivere relazioni familiari senza l’ombra di scadenze e valutazioni. Un approccio più umano all’insegnamento riconosce che apprendere non è solo stare sui libri: può avvenire anche osservando il mondo, chiacchierando con familiari, leggendo per piacere, o semplicemente riposando.

Un professore

Carissimo, sono proprio le battaglie giuste quelle che vengono perse più assiduamente. Non caricare eccessivamente di compiti il tempo delle vacanze è una di queste, al pari di altre (ad esempio limitare il peso degli zaini). Però questa raccomandazione non deve darla a noi, bensì ai suoi colleghi. Di nostro, invece, teniamo stretti i suoi consigli (ritrovare il piacere della scoperta; nutrire equilibri psicologici che favoriscono curiosità; vivere relazioni senza l’ombra di scadenze e valutazioni...). Essi infatti non conoscono età e dovremmo adottarli non soltanto nei giorni di vacanza, ma pure in quelli di lavoro. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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