Nelle mani di un medico che ha «cura» dei pazienti

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Caro Dottor Federico, mi permetta di chiamarLa con il bel nome che i Suoi genitori Le hanno dato, perché voglio scrivere all’Uomo, prima che al Professionista. Oltre che aver tolto dal mio seno il «nemico», Lei mi ha spiegato con chiarezza ed onestà come stavano le cose. Mi ha guardata negli occhi, senza fretta, parlando in modo semplice e pacato mentre ero stesa sul tavolo operatorio prima dell’anestesia. Nulla di indispensabile, al fine della «riuscita tecnica» dell’intervento... ma nel senso più ampio di «cura» del paziente, le Sue parole hanno fatto un lavoro non meno importante di quello fatto col bisturi. La ringrazio. Non è sempre scontato... I ritmi, i rischi e la burocrazia a cui la Vs. categoria è sottoposta può farVi concentrare troppo sulla «cartella clinica» perdendo di vista il paziente come «persona»; e in tempi ove tanti non aspettano che un errore medico per fare una causa risarcitoria, o dove un Ministero della Salute vi dà dei «budget» da non sforare per contenere la spesa sanitaria, percepisco il Suo lavoro come stressante e meno rispettato di un tempo. Al giovane Professionista che Lei è voglio dire, con animo grato, che finché avrà «cura» dei Suoi pazienti, come ha avuto cura di me, non avrà buttato invano i Suoi anni sui libri, e che onora il giuramento di Ippocrate da Lei reso. Quando al termine del turno di lavoro, laverà via con una doccia la tensione e la stanchezza, avrà ragione di sentirsi soddisfatto anche come Uomo per il lavoro che ha svolto, oltre che come medico. Spero che le donne che in questo momento leggono la mia lettera siano sempre puntuali nell’effettuare i controlli senologici di prevenzione con serenità e fiducia verso strutture (in questo caso la Breast Unit dell’Ospedale Civile di Brescia) dove il personale non è formato solo per leggere mammografie ed ecografie, ma è fantastico dal punto di vista umano. Spero che il personale sanitario che in questo momento legge la mia lettera abbia sempre presente che una donna che porta il proprio seno ad operare (o il proprio utero a raschiar via figli morti in grembo) è una donna ferita nella sua natura di femmina, ha bisogno di un incoraggiamento e di un supporto maggiore di chi va a... ingessarsi un piede. Il Dottor Federico Canzi è un giovane chirurgo serio ed attento anche a quello che c’era «intorno» al seno che finiva sotto il suo bisturi, e l’ho scelto rappresentativamente per ringraziare tutti i medici che ogni giorno uniscono delicatezza e umanità alla scienza che praticano. Semplicemente e senza tanti salamelecchi. Come lui, ultime ma non ultime, la Dottoressa Emanuela, Alma, Silvia... e tutte le infermiere il cui nome, annacquato dalle lacrime che mi riempivano gli occhi, non ho saputo leggere sul badge... Lode e gratitudine per il lavoro che svolgete, per le carezze sui miei capelli, per il sorriso prima di entrare in sala operatoria, e per i kleenex con cui avete asciugato qualche lacrima... Gli Angeli hanno il Vostro viso!

// Alessandra Garatti
Brescia

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