Nascere due volte,fra «angeli blu»e l’aiuto degli amici

AA
È un po’ come se il tempo si interrompa, prima c’erano le ferie da organizzare, le grigliate con gli amici da preparare, il lavoro, priorità che erano priorità ma quando il tempo si ferma a causa di questi eventi, svanisce tutto. Qui, oggi, in questo momento voglio solo abbracciare «virtualmente» e ringraziare chi ti ha accolto in Rianimazione 1 degli Spedali Civili martedì mattina, Grazia. Quando ha accolto te, ha accolto anche me e il papà, anche se con lui diciamo che non ha interagito molto, abbiamo fatto un po’ fatica a gestirlo, era come un pulcino in trappola. Dopo di lei, è arrivato un altro angelo in blu, ma non ricordo il suo nome (mi dispiace) e ti ha tenuto controllato minuziosamente anche lui, grazie. Poi è arrivato Filippo. L’ho visto per la prima volta giovedì. Ero in sala attesa, ore 14.10, sola, nessun parente era ancora arrivato, è uscito dalla porta del vestibolo e mi ha chiesto se ero la «mamma del ragazzo», rispondo di sì, poi mi ha chiesto se ero sola e rispondo ancora di sì. Confesso che ho cominciato ad avere mal di pancia, poi mi ha detto che il dottore voleva parlarmi, ecco, lì ho cominciato ad avere davvero mal di pancia, perché il dottore arriva sempre alle 14.45 per parlare con i parenti e non ho mai visto in questo breve «soggiorno» in Rianimazione 1 che qualcuno venisse chiamato. Scatto in piedi e con Filippo corro lungo il corridoio, credo di essere sbiancata. Probabilmente se n’è accorto e mi dice «no no tranquilla, tutto bene, si è svegliato». Ecco, non so, penso che se il mio cuore è ancora ancorato dentro di me sia un miracolo, me lo sentivo in gola, in testa e nelle orecchie. Faccia a faccia con il dottore non capivo più nulla, ricordo solo che mi ha detto che eri agitato e che avevano bisogno di me per calmarti. Ovvio, come sempre insomma. Sto per correre da te ma mi rimandano nel vestibolo per mettere camice, cuffia e mascherina, nel mentre chiamo la nonna Anna, credo di averle detto solo «si è svegliato» per 35 volte. Torno e Filippo mi dice «calma, calma» perché il corridoio l’ho fatto correndo. Povero lui, oltre al paziente pure la madre, che culooo... ahahah. Di quando sono entrata nella stanza non ricordo molto, ma solo il tuo «ciao ma» che penso mi basterà per il resto della vita. Ecco, Filippo ti ha sopportato per 2 giorni, povero, poi credo abbia chiesto ferie. Siamo a domenica, e Grazia è di nuovo con te. Vedo nei suoi occhi stupore e gioia nell’averti ritrovato sveglio. Oltre agli angeli in blu (che ringrazio tutti e chiedo scusa per non ricordarmi tutti i nomi) voglio dire grazie a chi si è preso cura di te nelle ore in cui io non ero presente. Ho promesso loro che li sfamerò per gratitudine, qui a casa mi dicono che se vado avanti così non ti faranno più uscire da lì però... ma non fa nulla, io ogni giorno arriverò con qualcosa per loro perché senza i verdi, blu e gialli, lì non si va avanti e noi avanti dobbiamo andare per forza. E così abbiamo fatto, sei passato in Trauma 2, letto 21, e diciamocela, dopo solo una settimana mi sembrava un sogno. Anche qui, abbiamo i ncontrato persone speciali che ci hanno aiutato nel tuo percorso di riabilitazione, un grande grazie a tutti voi sempre dal profondo del mio cuore. Ora abbiamo iniziato un nuovo percorso, ma questa è un’altra storia. Fra le molte persone che non smetterò mai di portare nei miei pensieri includo anche «una mamma» che il 31 luglio sul vostro giornale ha fatto arrivare la sua voce a me, grazie mille. Agli amici di sempre che ci hanno aiutato e sostenuto, vi vogliamo un sacco di bene. Ultimo, ma non ultimo, il mio paesello, Nuvolento che veramente ha fatto comunità come mai penso di aver visto prima. Da tutti ho ricevuto solo parole sincere e mai di curiosità e preghiere sentite a cui dobbiamo davvero tanto. La nostra famiglia vi deve molto. Grazie, grazie, grazie.
Elisa, Mattia e Peter
È come nascere due volte. E la seconda ha più sapore della prima. Non solo per Peter, che ha superato il buio della notte, ma anche per i suoi genitori e l’intera comunità che ha trepidato e pregato con loro nei giorni più difficili. La gratitudine di mamma Elisa si estende a quanti sono stati vicini alla sua famiglia e si sono spesi, direttamente o indirettamente, per salvare la vita al figlio, rivolgendosi in modo particolare a quegli angeli vestiti da rianimatori o operatori di corsia. Elisa testimonia che di fronte a un dramma così grande - come l’infortunio accorso al figlio - tutte le priorità svaniscono. Quello che conta davvero è la vita. E la riconoscenza. (n.v.)
Elisa, Mattia e Peter
È come nascere due volte. E la seconda ha più sapore della prima. Non solo per Peter, che ha superato il buio della notte, ma anche per i suoi genitori e l’intera comunità che ha trepidato e pregato con loro nei giorni più difficili. La gratitudine di mamma Elisa si estende a quanti sono stati vicini alla sua famiglia e si sono spesi, direttamente o indirettamente, per salvare la vita al figlio, rivolgendosi in modo particolare a quegli angeli vestiti da rianimatori o operatori di corsia. Elisa testimonia che di fronte a un dramma così grande - come l’infortunio accorso al figlio - tutte le priorità svaniscono. Quello che conta davvero è la vita. E la riconoscenza. (n.v.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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