Museo Camuno: quella sede non va bene
Leggo la lettera di Demetrio Falcone, sul giornale del 9 giugno. Sembra che sia in arrivo un milione di euro per il (oppure un) museo camuno. E Falcone propone di situarlo a Pisogne nell'edificio, bello e dismesso, delle ex storiche scuole elementari. Non solo perché sono nato a Pisogne ed in quelle scuole ho trascorso i miei primi cinque indimenticabili anni di ragazzino studente; non solo perché quell'edificio è oggettivamente bello ed importante (senza essere un capolavoro) non solo per il sentimento di appartenenza che mi lega tuttora a Pisogne, al lago ed alla valle, ma per tutti questi motivi insieme ed altri ancora avevo suggerito poco fa al sindaco di Pisogne una soluzione simile a quella prospettata da Falcone. Devo dire che non credo quell'edificio possa ospitare solo il Museo: sarebbe troppo costoso e di scarsa rendita. Io ci vedo un polo che sposti il centro del paese di Pisogne, il centro «moderno» che dialoghi con il centro «storico». Oltretutto sono vicini e non si annullerebbero a vicenda ma si integrerebbero. Nelle scuole elementari potrebbero trovare posto tutte le istanze culturali e rappresentative (dunque simboliche) della comunità. Il Municipio, la Biblioteca, il Teatro, il Museo. Museo e Biblioteca li vedo integrati. Certamente dedicati a Girolamo Romanino, nel museo potremmo ricoverare ed esporre degnamente le almeno otto tele del Maestro che sono a Pisogne nelle collocazioni infelici e separate. Alcune in Municipio, alcune nella chiesa. Personalmente ci farei mettere anche alcune sculture del '400 che temo possano essere rubate... ma lo vedremo nel caso. Non credo che io possa essere d'aiuto con le mie conoscenze «moderne». Un Museo come io lo penso non trova posto nemmeno a Brescia (per ora). Quindi ancora più difficile a Pisogne. Ma forse qualche opera moderna potremmo riuscire a collocarla. Ma certo l'esempio di Lovere con l'Accademia Tadini, dove un anno fa feci una straordinaria mostra con altri amici dell'arte ci insegna che un paese per diventare città ha bisogno di luoghi simbolici, di spazi dove ritrovarsi, riconoscersi, riunirsi. Ecco: le scuole elementari di Pisogne possono diventare tutto questo. E d'altronde non si vede cos'altro ci possano fare lì dentro. Certo non appartamenti, non commerci, non artigianato. Ed allora cosa di meglio che riappropriarsi di un luogo cosi' importante nella storia del paese, aule in cui nonne e bisnonni, padri e madri, ma anche alcuni di noi superstiti dal naufragio della vita hanno appreso l'ABC della lingua, le tabelline, l'elenco delle alpi marittimecoziegraie... Ci sono a Pisogne ancora molti «ex-studenti» di quell'edificio. Quanti ricordi, quante lacrime, quante bacchettate sulle dita (allora si usava...)Un luogo carico di gioie e sofferenze, di ricordi e memorie, di lezioni e pagelle, sassaiole tra i maschi e girotondi tra le femminucce, il ciàncol e le biglie, i grembiuli neri e le trecce delle ragazzine. Le scuole devono tornare come patrimonio di tutta la comunità, il restauro deve essere semplice e poco costoso, gli spazi dovrebbero integrarsi (ad esempio il teatro e la sala del Consiglio; la biblioteca ed il Museo). Lo spazio non basterebbe per tutto? Ma forse se integriamo le funzioni. Una sala conferenze che serva da teatro e da sala per le riunioni del Consiglio Comunale accorperebbe tre necessità. Eccetera. Insomma: luogo dove riconoscersi tra libri, dipinti, discussioni politiche, rappresentazioni teatrali, musica, ricchi premi, cotillons...
Massimo Minini
Brescia
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