Multe ai genitori in attesa dei bimbi Vicenda delicata

Lettere al direttore
AA
Ahimè le scuole da decenni non si preoccupano di offrire alle famiglie un reale supporto nella gestione dei figli. Si entra il mattino alle 8, se va bene si esce il pomeriggio alle 16, per non parlare dei lunghi mesi estivi, delle vacanze natalizie e pasquali, dei ponti. Quale genitore ha un orario lavorativo così flessibile da poter iniziare con calma la mattina e «scappare» nel primo pomeriggio, pronto per ritirare i figli all’uscita?
Siamo nel 2024, uno stipendio in famiglia basta per pochi fortunati. E allora mamme e papà sempre di corsa, nonni che sono un bene prezioso per chi ha la fortuna di vederseli offrire come babysitter gratuiti, ci si arrabatta. Spesso non basta. A volte serve chiedere permessi, ferie, servono pause pranzo saltate o lavori finiti oltre orario d’ufficio per poter essere semplicemente genitori. A volte si arriva all’ultimo minuto, a volte piove, a volte il traffico è infernale e le scuole (si parla di elementari, bambini che non possono uscire senza un adulto che li recuperi) non hanno parcheggi multipiano per l’orda di genitori disperati!
E così succede che per ritirare un bambino di 6 anni in un giorno di pioggia battente si arrivi alle 15.55, succede che centinaia di genitori aspettino i figli, il parcheggio non si trova, succede che neanche ci si è ricordati l’ombrello e succede di parcheggiare sul marciapiede, con le 4 frecce, ed aspettare fradici sotto l’acqua la fatidica campanella.
Cinque minuti. Nessuna sigaretta da comprare, nessun bisogno fisiologico barbaramente espletato su un guardrail, nessuna chiamata al cellulare in corsia d’emergenza. Semplicemente ritirare un figlio da scuola.
Ma no. La Polizia Municipale (che lì si trova come organo comunale atto a vigilare e garantire la sicurezza dei bimbi in uscita) in quei 5 minuti riesce a scattare fotografie di tutte le auto «fuori legge» sistemate in parcheggi improvvisati dalla disperazione, ed inviare per posta una bella multa di 77,54 euro a famiglia. Il buon senso non fa cassa, pagherò quei 77,54 euro, ma dirò a mio figlio che vederlo corrermi incontro col sorriso perché la sua mamma è riuscita nella titanica impresa di andare a prenderlo a scuola vale molto di più di tutte le multe del mondo.
Una mamma
Carissima,
il mondo è bello perché è vario e questa pagina ne è la certificazione assoluta. Non più tardi di cinque giorni fa abbiamo pubblicato le proteste di un lettore, il signor Dante, nei confronti di chi si fa beffe delle regole e intralcia il traffico per recuperare i ragazzi da scuola. «Quando servono gli agenti della Polizia locale non ci sono mai» è la sintesi di quella missiva. «Non ci sono mai e si palesano proprio quando potrebbero non passare» è il sunto della sua.
Cento teste, cento modi di pensare.
Volendo non voltare la testa dall’altra parte, entriamo - speriamo non a gamba tesa - pure noi nella diatriba. Dicendo che entrambi i pareri ci pongono un problema che diremmo di coscienza, se coscienza non fosse termine da adoperare con prudenza.
Mettiamola allora così: abbiamo un cuore d’asino e uno di leone.
L’istinto che è in noi, infatti, abbinato all’insofferenza per l’applicazione della regola disgiunta dal buon senso, dà perfettamente ragione a lei, stigmatizzando chi pare con la paletta in mano per vessare e fare cassa piuttosto che al servizio di una giusta causa qual è la sicurezza.
La parte più razionale invece sposa l’opinione di Dante, ricordando che il comportamento fuori norma può causare un danno, a volte persino una tragedia. E se non bastasse la prudenza della teoria, ci pensa la cruda cronaca (leggi gli incidenti di giovedì e venerdì scorso, a Idro e a Orzinuovi, con due studenti feriti) a far pendere da questa parte l’ago della bilancia. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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