Mia figlia insultata solo perché ama e ha scelto il calcio

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Vorrei condividere con voi un episodio che riguarda mia figlia, una ragazza appassionata di calcio. Purtroppo, negli ultimi tempi, ha subito atti di bullismo e prese in giro da parte di alcuni compagni di scuola, solo perché ama questo sport e si impegna con entusiasmo. È molto triste vedere una giovane ragazza essere vittima di insulti e discriminazioni semplicemente per seguire le proprie passioni. Credo che sia importante sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi, affinché si possa promuovere un ambiente scolastico più rispettoso e inclusivo, dove ogni studente possa sentirsi libero di essere sé stesso senza paura di essere preso in giro. Spero che condividendo questa esperienza si possa contribuire a far riflettere e a sensibilizzare tutti sull’importanza di rispettare le passioni e le scelte degli altri, soprattutto tra i giovani.

Mariangela Tisi

Cara Mariangela, oltre a farci da lezione, il coraggio di una mamma nel difendere un principio, oltre che i propri «cuccioli», ci emoziona sempre. Lei ha ragione. Il rispetto per le passioni e le scelte altrui è sacrosanto e chi insulta o discrimina è biasimevole. Potremmo fermarci qui, senza bisogno di altre parole, se non fosse che ieri l’altro abbiamo introdotto l’incontro di presentazione di un evento in sintonia con la sua sensibilità e per questo merita ulteriore promozione. Si chiama «Dream Cup», lo organizza il Brescia Calcio Femminile, si terrà il prossimo 24 e 25 maggio al centro sportivo Epas, a San Polo, e vuole essere «un’esperienza che unisce, emoziona, accoglie, un torneo a cui tutti possono partecipare e in cui il calcio si fa strumento di aggregazione sociale veicolando il messaggio e la pratica dell’inclusione». Dopo aver letto la sua lettera, cara Mariangela, siamo ancor più fieri che il nostro Giornale ne sia partner. La strada della sensibilizzazione è lunga, ma certo Brescia ha già cominciato a camminare. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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