Mi hanno prescritto una sola dose e poi negato il Green pass

Volevo esporre le mie difficoltà relative all’ottenimento del Green pass, traendo spunto da un articolo letto qualche giorno fa sul GdB (firmato dalla signora S.M.). Mio marito ha avuto il Covid a gennaio di quest’anno e, come da indicazioni del medico di base e dall’Ats di Brescia, essendo familiare convivente, sono stata in quarentena obbligatoria. Non avendo sintomi, ho rispettato la quarentena e, sempre come indicato dal medico, non essendo tra l’altro obbligatorio né necessario, non ho effettuato alcun tampone. Ho poi scoperto di aver avuto il Covid tramite un test sierologico fatto ad aprile che ha rivelato un numero di anticorpi molto alto. Analizzata la situazione col mio medico, il quale suggeriva una sola dose vaccinale in forza dell’elevata presenza anticorpale, mi recavo il 21 aprile presso l’hub di Brescia dove in effetti mi veniva prescritta e somministrata una sola dose. In un successivo momento, riscontrando tramite l’apposita App VerificaC19, appuravo che il mio green pass non era valido: sostanzialmente, per farla breve, perché non avevo fatto la seconda dose nonostante le indicazioni mediche contrarie. Coinvolti gli appositi numeri verdi del Ministero, mi rendevo conto di essere stata catapultata in una partita di ping pong, purtroppo, ahimé non come giocatrice, bensì come pallina rimbalzata da una parte all’altra senza una risposta precisa e, peggio, assunzione di responsabilità. Mi appello pertanto al vostro aiuto perché, come evidente, mi trovo ad avere un problema di libertà di movimento senza il summenzionato pass pur avendo rispettato ogni indicazione dei medici e soprattutto, nessuno che, pur deputato a farlo, non prenda a cuore la mia situazione per cercare di risolverla.
// C.P. Ad oggi per avere il Green pass servono o il tampone negativo (certificazione valida 48 ore) oppure due dosi di vaccino o, ancora, una dose sola se si può dimostrare di avere avuto il Covid. Ed è qui il punto: la malattia viene certificata solo dal tampone e non dal test sierologico, non riconosciuto dal Servizio sanitario che emette la «certificazione verde». Per il «cervellone» lei risulta in deficit di una dose. Poco importa, al sistema informatico, se lei ha seguito pari-pari le indicazioni dei medici. Da qui la condizione di «limbo» lamentata da molti, portatori di storie diverse ma comunque impossibilitati a ricevere la «certificazione verde». Le eccezioni alla procedura sono rarissime e devono essere ratificate dal medico vaccinatore del Centro vaccinale, come spieghiamo ai lettori a pagina 9. (n.v.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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