Mi chiamo Maria. Che bella l’anima che vede la Luce

Mi chiamo Maria e lavoro da circa tre anni alla «Casa di riposo Rsa Paolo Rivadossi» a Borno. Ogni giorno faccio circa 90 chilometri, da dove abito a Borno. Un’ora circa ad andare ed un’ora al ritorno. La mia sveglia, in tutte le stagioni suona tutte le mattine verso le 4.30. Faccio sempre per mia scelta il turno del mattino. Non mi lamento. Anzi sono grata perché ho un lavoro che mi da soddisfazione. Questa «Casa di riposo» è come se fosse per me una famiglia. La dirigenza di questa struttura ha impostato il lavoro creando un ambiente famigliare e sereno. In particolare la sensibilità del dottor Botti (al vertice della struttura) ha reso possibile la creazione di questo ambiente dove tutti siamo parte di una vera «famiglia». Sono benvoluta. Le ore del lavoro volano. Dialoghiamo spesso con i pazienti. A volte ci aprono il cuore. Ci fermiamo a ridere con loro, a fare una battuta. I loro occhi ci riempiono l’anima di luce. E quando a volte vai in ferie e rientri ti chiedono: «Dove sei stata Maria? Ci sei mancata». Sono semplici parole che ti aprono il cuore e ti aiutano anche nei momenti più difficili. Quando magari il viaggio di un anziano ti accorgi che sta terminando. Ma tu sei lì, io come tante altre colleghe naturalmente, e allunghi la mano, e in quel momento in cui gli sguardi si incrociano capisci che la luce che avvolge quell’attimo rimarrà per sempre. In fondo cosa è l’anima se non Luce. Queste brevi righe vogliono essere un ringraziamento a tutto il personale di questa Casa di riposo. In particolare agli operatori Asa, Oss, il personale infermieristico, a tutti i medici e alla Dirigenza. Ogni giorno, da tre anni è per me un giorno nuovo. Mi sento come a casa. Ma so che l’anima è in ogni luogo ed il bene e l’amore non hanno paese. In una bellissima poesia di Wislawa Szymborska vi si trova scritto: «L’anima la si ha ogni tanto. Nessuno la ha di continuo e per sempre/ A volte nidifica un po’ più a lungo/ sole in estasi e paure dell’infanzia. A volte solo nello stupore di essere vecchi/ su mille nostre conversazioni partecipa a una, e anche questo non necessariamente, poiché preferisce il silenzio/ Gioia e tristezza non sono per lei due sentimenti diversi. È presente accanto a noi solo quando essi sono uniti/ Si direbbe che così come lei a noi, anche noi siamo necessari a lei per qualcosa».
Maria Arcledilce Barreto De SousaCara Maria, nella sua lettera l’anima «nidifica» in ogni parola, ci verrebbe da risponderle. E non aggiungiamo altro, per non adombrare con le nostre chiacchiere la bellezza adamantina di quanto scrive. Di quanto «vive», anzi. Grazie per aver condiviso con noi un poco della sua luce. (g. bar.)
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