Macron, vittoria di un giovane con uno stile giovane
Altro giovane eletto Presidente della Francia, Macron, di anni 39; a differenza di Renzi, che ne ha qualcuno in più, ma più o meno sono coetanei. Macron è una novità assoluta nel panorama politico francese, europeo e presto mondiale, mentre Renzi, lo è stato, e adesso non lo è più, anche se cerca con tutte le forze di riconquistare il «Popolo Italiano». Macron, come presidente eletto, si prepara a entrare all’Eliseo e a ricostruire l’asse con Berlino per determinare, anche a scapito dell’Italia, equilibri e scelte del Vecchio Continente; Renzi ha lasciato da poco Palazzo Chigi e la guida del Paese dopo la pesante sconfitta politica nel referendum del 4 dicembre. Cercherà di tornarci, è chiaro ma non è detto: specie se, come sembra, il sistema politico italiano ripiegherà verso il proporzionale e i governi formati in estenuanti trattative parlamentari, non più scelti nelle urne dagli elettori. Si può discutere sul valore della novità in politica, specialmente in Paesi come Francia o Italia dove l’insoddisfazione dei cittadini verso i governi, le loro politiche e i vincoli imposti dalle istituzioni sovranazionali, mescolata alle paure del nostro tempo. Percezione latente di insicurezza, terrorismo internazionale, invasione inarrestabile di immigrati, degrado delle periferie, spingono i cittadini verso il fronte della protesta e nelle braccia di movimenti e partiti populisti e xenofobi, che hanno messo radici nelle antiche e consolidate democrazie. Macron ha vinto più perché è un giovane banchiere tecnocrate, riformista, europeista, né di destra né di sinistra, oppure perché, essendo nuovo, ha potuto rompere tutte le regole, scendere in campo contestando l’assetto politico della V Repubblica. Il Presidente Francese, che ha conseguito una doppia vittoria, facendosi eleggere da una larga maggioranza popolare e sconfiggendo Le Pen nell’occasione in cui era maggiormente accreditata di poter vincere. Ritornando alla storia nostra, il nostro ex leader Renzi, del Pd che aveva battuto Grillo 40 a 20 nelle europee del 2014 e lo ha visto incredibilmente rimontare, man mano che da presidente del Consiglio dispiegava il suo programma riformista, potrà fare da monito a non dar troppo facilmente per vinto il populismo, sempre in grado di rialzare la testa. Inoltre Macron ha affrontato la sua avversaria senza cedimenti, dimostrando di saper discutere, convincere, prestare ascolto, e dotandosi di una squadra di consiglieri e tecnici validi e indipendenti, formatisi nel presente e nel passato. Così facendo, anche Renzi, (ne prenda da esempio), potrà capovolgere il suo destino e la stagione incerta che lo attende, malgrado il partito lo abbia rieletto con il voto di iscritti e elettori anziani, che si aspettano da lui che cambi tornando indietro, rinnegando una parte di se stesso e virando verso una politica più tradizionale, per vincere di nuovo.
// Andrea DelindatiManerbio
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