Macché nuovo Psi. Quello autentico è morto e sepolto

Permettetemi di esprimermi a proposito della lettera pubblicata sul GdB il 6 luglio che ci ha informato della costituzione di una nuova sede per il Psi bresciano. Credo che il mio mezzo secolo di militanza nel Psi me ne dia il diritto se non l’autorevolezza. Essendo contrario all’accanimento terapeutico verso gli umani lo sono ancora di più quando esso sia rivolto ai partiti. Per questo motivo, dopo quarantacinque anni di tessera Psi, due anni fa ho abbandonato (oltre che per miserevoli questioni locali in ordine alla gestione del manipolo di sopravvissuti o neo entusiasti bresciani) suggerendo che si chiudesse il Partito - anche per salvaguardarne l’eredità politica e storica - e si creasse una Fondazione con il compito esclusivo di mantenere viva nella memoria la rilevanza nazionale ed internazionale del Psi dalla sua fondazione fino alla crisi del 1992, esente da qualsiasi interesse di bottega. Del resto, proprio in uno dei miei ultimi incontri col presidente Craxi nel suo esilio tunisino (un dialogo che ricordo ancora con orgoglio e nostalgia), lui stesso mi disse che il Psi era finito e ad altro soggetto politico bisognava guardare. Sono state mutate dall’alto le regole che governavano la politica e con quelle nuove, introdotte grazie innanzi tutto ad un connubio stampa-magistratura che ha orientato l’opinione pubblica verso una direzione funzionale allo svuotamento delle istituzioni democratiche, è stata tolta l’acqua ai pesci della Prima Repubblica. Ora il Psi si trova nella condizione di mosca cocchiera e irrilevante all’interno di un «campo largo» di sinistra-sinistra, oltre che sempre più «sinistro», sempre più invaso dalla gramigna pentastellata e, sembra, assolutamente sterile e irrilevante nell’elaborazione di una qualsiasi strategia che almeno vagamente si ispiri alla socialdemocrazia storicamente definita. Per carità e misericordia eviterò di definire il peso e la presenza del Psi in ambito bresciano, ricordandomi tuttavia la infelice fine della rana di Esopo che, volendo apparire grossa come un bue, si gonfiò fino a scoppiare. Per questo mi permetto di suggerire a quanti ancora si sentissero di definirsi «socialisti» di stare a distanza di sicurezza da un’iniziativa inspiegabile dal punto di vista politico, forse viziata da altri interessi e finalità, forse solo dalla ricerca di qualche scarsa e miserabile rendita. Come si diceva una volta «diffidate dalle imitazioni». Liberissimi i dirigenti Psi attuale di continuare nelle loro attività di esposizione del proprio ego anche mediante la «sede» polivalente intestata al nome del mio caro amico indimenticabile e compagno Sergio Moroni, eroe della resistenza al barbaro giustizialismo di inizio anni Novanta. Liberissimo altresì il bambino che c’è in me di rilevare come l’Imperatore che si pavoneggi dentro a inesistenti vestiti in realtà sia nudo. Quindi ridicolo. Il vostro giornale ha titolato la lettera a cui mi riferisco con un ironico «a volte ritornano». Lo leggo nell’accezione di Karl Marx: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Siamo ai titoli di coda; gli unici che fanno finta di niente sono il regista e il suo aiuto.
Roberto BianchiOspitaletto
Caro Roberto, tutto è contro di lei, tranne la nostra personale cortesia. Esageriamo. In verità comprendiamo lo sdegno di cui si ammanta e il desiderio di non aver più nulla a che fare con la politica odierna, sentendosene tradito. Così come, pur con tutta la simpatia che si può avere (e che lei non ha) per chi tenta di riportare in vita un gigante morto, è innegabile che questo Psi abbia poco a che fare con quello in cui lei ha militato. Al netto delle emozioni personali, restano però le questioni di principio. Due, per la precisione. La prima riguarda la ricostruzione storica della caduta del Psi craxiano, che lei liquida denunciando un complotto e omettendo un esame di coscienza che invece sarebbe opportuno. Forte il vento soffiava contro in quegli anni, ma è altrettanto vero che le responsabilità erano anche all’interno del partito e di una tradizione incapace di raccogliere le sfide del tempo. Il secondo appunto attiene invece il suo rifiuto a prescindere sulla possibilità che qualcuno possa riannodare i fili del passato, rinnovandone il carisma (sì, lo sappiamo, «carisma» è vocabolo prettamente cristiano, dunque con il socialismo centra poco, eppure è assai calzante). Comprendiamo il desiderio quasi romantico del «muoia Sansone con tutti i filistei», ma fare politica è proprio il contrario, cioè declinare nel concreto gli ideali alti che un partito rappresenta - dovrebbe rappresentare - in difesa e per la promozione di un popolo, che nel caso specifico è l’umanità tutta, senza distinguo. Nessuna scusa allora: se vi ha creduto allora, caro Roberto, deve crederci anche adesso. E combattere con passione, che nulla è perduto. P.S. Vale per il Psi, come per tutti gli altri partiti di tradizione nobile e che si sono persi per strada. (g. bar.)
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