«L’ultimo lupo» quanta violenza in quel film
AA
Sono un’insegnante di educazione fisica. Ieri sera ho dato inizio alle mie vacanze pasquali con l’idea di vedere un bel film. Nella programmazione della multisala Oz trovo la presentazione del film «L’ ultimo lupo»: «Chen, un giovane studente di Pechino, viene inviato nelle zone interne della Mongolia per insegnare a una tribù nomade di pastori. A contatto con una realtà diversa dalla sua, Chen scopre di esser lui quello che ha molto da imparare sulla comunità, sulla libertà ma specialmente sul lupo, la creatura più riverita della steppa. Scoprirà ancora di più quando trova un cucciolo e decide di addomesticarlo. Il forte rapporto che si crea tra i due, però, sarà minacciato dalla decisione di un ufficiale del governo di eliminare, a qualunque costo, tutti i lupi della regione» Dal regista de «Il nome della Rosa» e «Due fratelli». Con una presentazione tale la mia curiosità cresce a riguardo pensando a una bellissima storia d’amicizia tra un uomo e un animale. Questo è, ma è contornata da frequenti scene di carneficina di animali e cuccioli di lupi. Veramente macabro. Denunciamo ogni anno atti di violenza contro cuccioli di animali lanciati alla morte sulle autostrade come se fosse un gioco. Ecco è questo che nel film viene proposto più di una volta. Non discuto sulla veridicità dei fatti, sulla qualità registica, scenografica del film, ma discuto sulla mancanza di sensibilità di annotare la sua crudezza continua. Come insegnante in vacanza,ma pur sempre insegnante, consiglierei di evitare la visione ai più piccoli. Ho parlato con il vostro caposervizio Maurizio Matteotti con il quale ho condiviso il mio pensiero e lui gentilmente ha ricercato la critica da voi recensita a riguardo confermando la mia opinione. Patrizia Dalla Bernardina
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Condividi l'articolo
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato