L’ultimo giorno dell’ultimo anno nella mia scuola
«L’ultimo giorno dell’ultimo anno di superiore è tutto paradossale. Entri alle 8.00 del mattino sapendo di sentire la tua ultima campanella, l’ultimo grido dei bidelli. Giri per i corridoi che ormai sanno di estate e di maturità, ascoltando tutti i suoi rumori, facendo caso a tutti i suoi particolari che magari in 5 lunghi anni non hai mai notato. Entri nella tua classe vittorioso e anche sconfitto, pensando che quel giorno tanto aspettato da sempre non sia reale e che, hai ancora tempo davanti a te per goderti quella magica giungla delle superiori. E pure entri ti siedi al tuo posto, perché ormai sarà per sempre «tuo» , e non puoi fare altro che pensare a tutto ciò che hai passato in quella classe, in quei corridoi, e in quei cortili... E per un momento ti senti vittorioso che ormai il tutto è giunto a termine e tu per lo stress e tutte le cattiverie non ti sei ammazzato, ma l’attimo dopo... l’attimo dopo inizi a provare un senso di vuoto, di angoscia di dolore e di tristezza che quasi non ci credi. Tutti quei momenti passati a ridere, a piangere ad urlare, a litigare a sperare di non essere notata dietro i pilastri grigi, sono ormai finiti e ti ritrovi a dover pensare ad un domani e ad un futuro sempre più vicino, e allora ti rendi conto di quanto in tutta la sua bruttezza, siano meravigliosi le superiori. Ho iniziato la scuola 13 anni fa e credo che da quel momento non aspettassi altro che questo giorno: l’ultimo «ultimo giorno di scuola». Ora è arrivato ed è più triste di quanto mi aspettassi. «Un giorno rimpiangerai la scuola», mi sono sempre sentito dire quando dicevo che la scuola non mi sarebbe mancata. Quando, però, si arriva al termine di questi 5 anni si provano diverse sensazioni: la felicità di aver concluso è molta, perché non sempre la strada è stata spianata, ma la nostalgia di tutti quei momenti è ancor di più. Mi mancherà la routine quotidiana, lo svegliarmi presto la mattina per non arrivare tardi al suono della campanella ma la cosa che mi mancherà di più sono i miei compagni di classe: abbiamo litigato, ci siamo odiati e amati, ci siamo presi in giro, ma soprattutto abbiamo condiviso anni ininterrotti di vita. Mi mancherà sentire le loro voci, le loro risate. Mi mancheranno i professori, le loro spiegazioni, le loro lezioni di vita, i loro rimproveri. La corsa al sei, le ore in laboratorio, gli intervalli alla finestra, i bidelli fantastici, il bar, i corridoi, tutto pezzi di vita. Fa un certo effetto vedere quei banchi vuoti, mi fa sentire come se avessi lasciato il mio posto a qualcuno che nemmeno conosco. Qualcuno che si nasconderà in quello stesso angolo di banco dove mi nascondevo io per sfuggire all’interrogazione, che batterà il piede nervoso a terra con lo stesso ritmo che avevo io. Qualcuno che ruberà un po’ di vita mia. Un’esperienza unica. Gli esami sono vicini e la paura è tanta: l’ultimo scalino prima del futuro. Addio scuola, mi hai visto crescere, ridere, piangere, innamorarmi e perdermi. Grazie per tutte le emozioni che mi hai regalato. E quando mi dicevano che ti avrei rimpianto, avevano maledettamente ragione. Ogni anno lasciando quell’aula e quel banco sapevo che ci sarei ritornato, ero così felice di potermene andare. «Tanto ci rivediamo a settembre!» E quell’arrivederci avere il sapore della certezza. Ora non è più un arrivederci. Oggi è stata veramente l’ultima lezione, l’ultima giustifica dell’assenza consegnata, l’ultima campanella, l’ultima scritta su quella lavagna. Ed ho nostalgia anche se sono passate solo ancora poche ore.Quella scuola da tanti odiata per noi maturandi costituisce un pezzo essenziale che dovremmo abbandonare e dirigerci verso il mondo degli adulti, quelli che in fondo non vorremmo diventare mai. Questo è l’anno che nel bene o nel male ti resterà dentro... Road to maturità ?».
// Osama BendrhourhiRiproduzione riservata © Giornale di Brescia
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