Luigi, un amico che sapeva creare un gruppo
La prego di concedermi uno spazio nella rubrica delle lettere per ricordare un grande amico che ora non c'è più. Come molti immaginano, si tratta di Luigi D'Erasmo, per i più detto «Orghy». È facile indovinare, perché, ahimè, questo lutto ha colpito il nostro paese tutto, e non solo. Luigi è stato una forte personalità a Montichiari ed io credo sia necessario rivolgergli un ulteriore pensiero. Ha indubbiamente lasciato un segno indelebile all'interno della comunità nel senso più vero di questo termine: Luigi metteva in comune, condivideva, divideva con gli altri. Lui organizzava, partecipava, metteva insieme gli altri. Ecco perché ora manca un importante pilastro e tutti noi temiamo la sua assenza. Per tutto ciò che riusciva dare e per tutto ciò che non tutti riescono a dare.
È uno di quegli elementi insostituibili all'interno di un tutto, che rischia di sfaldarsi o logorarsi in sua assenza. Sempre col telefono in mano, sempre ad invitare gli altri ad unirsi, ad incitare il gruppo. Sempre con l'idea di cosa fare per passare del tempo in compagnia. Luigi si dava agli altri con tutto se stesso. Per sé lasciava poco: un cuore intenso ed intimo che teneva tutto per sé e che non condivideva. Questo il rovescio della medaglia.
Tra me e lui c'è stato un rapporto d'amicizia fatto di alti e bassi: periodi che registravano picchi alti di frequentazione, ma soprattutto sintonia, a cui seguivano periodi cosiddetti «ai minimi storici», per non dire pari a zero. C'è sempre stato un attrito minimo tra me e lui, più che altro una sorta di frizione, che non mi permetteva di andare oltre ad una certa soglia di confidenza a parole, nonostante questa linea di confine fosse inesistente a livello sottinteso, per tutti e due. Questa indefinitezza la attribuisco, quasi con certezza, al fatto che lui intuiva la mia percezione di questo suo modo di celare il suo nucleo più intimo. In sostanza, questo lo metteva in imbarazzo. Questo era il lato tenero che io avvertivo in lui, nonostante facesse di tutto per nasconderlo. Ad esempio, col suo modo di scherzare, o anche solo di sorridere (o meglio, sogghignare). Spesso e volentieri era solito mandarti a quel paese o prenderti in giro con la massima serietà a parole e la mimica labiale, ma dai suoi occhi traspariva tutto l'affetto che si nascondeva dietro alle frasi che diceva. O ancora, ricordo perfettamente come ad una minima esitazione e silenzio di una persona a cui lui rivolgeva una frase pronunciata da lui in modo brusco, seguisse la sua espressione incerta e dispiaciuta. Voto all'espressività: 110 e lode!
Per non parlare di tutti i vocaboli assurdi inventati o i verbi utilizzati in contesti del tutto inappropriati, che coloravano inaspettatamente una frase o un racconto qualsiasi, come un tocco di colore su una tela bianca, che entravano nel suo repertorio e che diventavano oggetto di risate grasse in qualsiasi circostanza lui decidesse di sfoggiarli. O anche tantissimi modi di pronunciare le parole che restano inevitabilmente associati ad una situazione in particolare nella mente di ognuno di noi, e dico ognuno. Tutto ciò si rispecchiava perfettamente in quel nomignolo che gli venne attribuito nell'adolescenza e a cui lui, per grande spirito di autoironia, si affezionò subito e di cui molti, allo stesso tempo, ignorano il significato. Sei stato e sarai sempre unico ed insostituibile per ciascuno di noi. Mi piace pensare che tu sia lì, non so dove, ma genericamente «lì», in qualche spazio fisico a vegliare su di noi e a farci ridere ancora. Nel giorno del tuo compleanno, il 03 luglio, a distanza di soli 5 giorni dalla tua morte, ho avuto la netta sensazione che tu ti sia preso gioco di me: mentre guidavo per andare al lavoro, all'altezza dell'«Amica Chips», ho sentito alla radio quella che era la tua canzone preferita e che in tanti anni non ho mai sentito in radio, perché non troppo famosa... Ho pensato a te e ho trattenuto le lacrime per ridere. Se non è stata solo una coincidenza, sicuramente era questo l'effetto che volevi ottenere, conoscendoti.
Alla Messa per il tuo compleanno eravamo davvero in tanti. Mi hai fatto rivedere e, in alcuni casi, riavvicinare a persone che non avrei mai creduto di approcciare più, o almeno, non in questo modo. Se non fosse stato per questa circostanza, non sarebbe mai successo. Certo, nulla vale quanto la tua vita su questa terra. Ma tu con la tua, e non è da tutti, hai unito di nuovo, laddove unione non c'era. Persone che non si rivedevano da anni sono state insieme, hanno pianto, hanno riso, ti hanno ricordato, si sono guardate negli occhi, colmi di disperazione, cercando un barlume di conforto. Hai nuovamente messo insieme. È stato un evento da considerare provvidenziale.
Lettera firmata
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