L’orso a Livemmo e quel circo assurdo di noi esseri umani
Vorrei condividere con voi alcune considerazioni sull’avvistamento dell’orso in un borgo valsabbino, nel quale risiedo.
Venerdì 20 settembre, è stata una giornata letteralmente campale sui social, luci della ribalta, da noi non voluta, ma semmai subita.
Il fatto di cronaca (perché di questo si tratta e come tale andrebbe trattato, senza ideologia e senza pregiudizi) che si è verificato nella notte, è stato prontamente filmato da un automobilista. Costui non ha fatto altro che raccogliere una prova documentale a sostegno di una testimonianza personale, alla quale, probabilmente, in molti avrebbero faticato a credere. A quanto si apprende dai giornali, porterà questa persona ad essere denunciato, ignorando totalmente, invece, le implicazioni che comportano un evento del genere.
La successiva pubblicazione del video, sul web, ha scatenato i giornalisti con alcuni articoli mirabolanti, che raccontano una storia, volutamente distorta, per fare sensazionalismo e raccogliere consensi, perché, come i politici, contano gli apprezzamenti, più che il lavoro fatto bene, più che raccontare la verità. A ruota, sui social, si è scatenato il “reality show” dei leoni da tastiera, dove troppi, probabilmente poco consci delle drammatiche e complesse problematiche che stanno affliggendo questo periodo storico, perdono tempo prezioso a scrivere, angosciati per le condizioni di salute di un animale selvatico (che per altro, è in ottima forma visto quanto corre), accusando e usando anche parole forti, senza informarsi, senza conoscere luogo e contesto.
Così, per far uscire la frustrazione, si fa diventare un ameno borgo montano come un covo di delinquenti pronti a maltrattare scentemente gli animali, un luogo dedito al far west, perché sono tutti solerti ad emettere sentenze (non richieste) dalla comoda poltrona di casa, ancor meglio se cittadina, da dove si insegna tutto, anche se, poi, magari sono gli stessi che non rispettano le norme e non conoscono/aiutano nemmeno il vicino di casa.
“Non inseguitelo”, “Lasciatelo stare”, “Si diverte con l’orso”, “è un reato, andrete in galera!”, “Siete dei trogloditi”, “siete dei c@@@i”, sempre usando il plurale, ma voi, si diciamo VOI, chi siete? Chi vi ha chiesto qualcosa!?
Non sappiamo quale film fantastico abbiano visto, perché dal video, fugacemente, si capisce che l’automobilista giunto all’ingresso del paese, nota il plantigrado, che alla vista del pericolo scappa (come tutti gli animali selvatici) e l’automobilista è molto abile a registrare con il telefonino, una scena inosuale. Il tutto in un percorso “indotto” racchiuso in meno di 100 metri, dove animale e automobilista si sono trovati a percorrere la stessa direzzione. A quel punto, l’animale inspiegabilmente, invece di continuare sulla provinciale larga, imbocca la piazza centrale del borgo, mentre l’automobilista, che avrebbe potuto inseguirlo volontariamente, decide di svoltare a destra e proseguire per la sua strada, uscendo dal paese. Il comportamento dell’orso ci induce a dire che forse conosce bene il luogo.
Si parla di violenza, di trauma, di maltrattamento all’animale, ma qui si vede una persona che ha l’unico obiettivo di proseguire il suo viaggio, ma che rallenta mossa dalla curiosità… avrebbe potuto agire diversamente? Con una conoscenza maggiore dell’argomento, probabilmente sì, ma non siamo sempre pronti a tutto, le reazioni sono istintive… da qui a crocifiggerlo mediaticamente come un delinquente, ci pare esagerato e incomprensibile.
Non è certo una novità la presenza dell’orso sui nostri monti, ma è inaspettata la sua frequentazione del centro abitato, la notizia ha suscitato scalpore, che talvolta si è trasformata in ilarità, era l’argomento del giorno, anche perchè qui, come ben noto, non si muove foglia, che non si sappia. Detto questo, non ci risultano proteste plateali, scene isteriche, dichiarazioni pubbliche altisonanti da parte degli abitanti, ovviamente, un filo di apprensione c’è, ma da montanari veraci, vogliamo comunicarlo ufficialmente, nessuno si è strappato i capelli… ognuno ha vissuto la propria quotidianità, proseguendo con le proprie faccende, chi lavorando, chi trascorrendo il tempo libero all’aperto.
Per questo, lascia basiti l’aggressione via web ricevuta… e a forza di leggere assurdità, qualcuno si è anche preso la briga di rispondere a post, che probabilmente si commentavano da soli, ma che non sempre si ha la forza di lasciar cadere nell’oblio, perché ci pungono nell’orgoglio e poi, possiamo dirlo, deve esserci un limite a tutto.
Dunque, abbiamo chiarito che oggi, qui, non si sono viste squadre speciali di cacciatori, nessuno si è incatenato per protesta alla cancellata del monumento ai caduti. Che piaccia o no, però, questo non significa che la presenza di certe specie animali, non sia un problema, non diciamo da risolvere, ma quantomeno da considerare, da trattare. Rimanendo nel regno animale, l’uomo non può fare lo struzzo e nascondere la testa sotto la sabbia, facendo finta che tutto vada bene e tutto sia normale.
Se è vero che abitando in montagna, fra la natura, è del tutto normale la coesistenza fra uomo e animale, semmai è l’evoluzione del mondo e del rapporto fra le due specie che va ripensato, riequilibrato… nei secoli precedenti, è accertata la presenza dell’orso e del lupo in queste località, prima di sparire, ma ora siamo nel 2024 e tutto è cambiato: esigenze, sensibilità e capacità di gestione di temi come questo. È ipocrita affermare che bisogna garantire la sicurezza di chi esce da casa, in città, che potrebbe incontrare ed essere assalito da un balordo, mentre chi esce di casa, in montagna, deve mettere in conto, che all’esterno ci possono essere dei pericoli… l’incolumità dei cittadini va garantita ovunque, da qualsiasi pericolo: umano, animale o materiale. A meno che non si voglia sottointendere che chi non vive in città, è un cittadino di serie b, che nella sua inferiorità, deve essere abbandonato al suo destino, deve arrangiarsi. Siamo gente di montagna, siamo abituati ad essere versatili e ci adattiamo agli eventi, per far fronte agli imprevisti… trovare un cinghiale o un orso fuori dalla porta di casa è un pericolo, non un imprevisto e tanto meno un caso. Non stiamo dicendo che bisogna sterminare tutti gli animali, perché è facile travisare e strumentalizzare le parole, anzi, se diciamo che c’è da rivalutare il rapporto fra specie non è solo in funzione del benessere umano, ma anche per il bene degli stessi animali. Gli animali devono stare nel loro habitat naturale, non può e non deve diventare una prassi consolidata, la loro presenza nel centro abitato. Se, in passato, le incursioni di questi animali nei nostri borghi erano limitate e occasionali, mentre ora stanno diventando molto frequenti, una motivazione ci sarà, oppure pensiamo che gli animali abbiano cambiato abitudini perché sono diventati più socievoli e cercano la nostra amicizia?
Gli animali agiscono unicamente in relazione alla loro salvaguardia e alla loro sopravvivenza, se si arrischiano ad addentrarsi fra le case, è perché sono costretti, alla ricerca di cibo. Questo accade perché il loro ambiente è stato snaturato, i boschi e i pascoli hanno cambiato forma e identità, non assicurano più quel contributo nutritivo indispensabile che permetta il consueto ciclo naturale del mondo animale, nella sua esistenza e riproduzione. Dunque, prima di auspicare l’introduzione e la crescita di nuove specie animali non presenti stabilmente in una zona, forse non sarebbe meglio attuare un progetto che rivaluti in tutti i suoi aspetti la cura dei monti, delle colline, delle pianure, dei fiumi, ecc.? Sembra paradossale voler reintrodurre l’orso o il lupo, se questo ambiente naturale non li può sostenere, non li possiamo declassare a mangiatori di: scarti alimentari, crocchette o merendine, non stiamo parlando dell’orso Yoghi e neppure di Lupo Alberto. L’attuale sistema è ottuso, sembra fatto apposta per la propaganda, per attribuirsi un merito, che risulta solo cartaceo, “abbiamo salvato XXX” proclami a cui abboccano i creduloni, gli ambientalisti da salotto, da libri stampati. Concretamente, invece, allevare in questo modo certe specie selvatiche è irrispettoso proprio nei confronti degli stessi animali, del loro valore, della loro utilità, questo non è animalismo, si chiama opportunismo.
Oltre allo studio sulla sostenibilità di un territorio, prima di introdurre alcuni tipi di animali, sarebbe indispensabile che le autorità preposte informino e istruiscano le popolazioni su come affrontare certe situazioni, l’improvvisazione individuale è deleteria e può generare conseguenze imprevedibili e irrimediabili… qualcuno dice di rimanere immobili (come se fosse facile mantenere la calma) e facendo del sarcasmo, se chiedete ad un “Assistente Elettronico Personale”: “Cosa bisogna fare quando si incontra un orso?”, lui risponde che bisogna rispondere all’attacco, contrattaccando, e poi? Per forza deve rimanerne uno solo?
In attesa che, in futuro, l’intelligenza artificiale trovi la soluzione anche a problemi come questi, che evidentemente il genere umano non vuole risolvere dall’alto della sua superbia, noi poveri cittadini comuni, un ventennio fa abbiamo subito l’introduzione dei cinghiali e nessuno ci ha spiegato come gestire la questione, oggi arriva l’orso e nessuno ci dice cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, ma poi, i colpevoli siamo noi, perché sbagliamo e siamo cattivi. Bisogna portare pazienza, ma qualche volta questa finisce.
Lettera firmata
Carissimo,
tra le pecore da social, le iene da commento e i leoni da tastiera, l’unico che in questa storia non pare una bestia è l’orso. Anche quello di Livemmo, che ha fatto il suo, curiosando fin dove poteva e poi dandosela a gambe quando ha visto le luci d’un auto. Che poi un episodio così abbia dato spunto a diatribe, duelli e bisticci la dice lunga su quanto intossicato sia il clima e complicato il tempo che viviamo. L’unico rimedio, se possiamo dare un consiglio, è non darvi troppo peso, mettere a tacere l’orgoglio pure quando si pensa di non essere nel torto e attendere che il fuoco di paglia si spenga da sé, come quando l’ombra della notte dilegua e diviene giorno. (g. bar.)
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