Lo Stato tartassa sempre noi, poveri pensionati

Lettere al direttore
AA
Espongo quanto riportato dal mio cedolino di pensionato, ma che riguarda molti altri: 1) pensione lorda mensile 2.494 euro; 2) Irpef totale comprese le quote regionale e comunale 607 euro per una percentuale del 22,5% circa. Da ciò si evince l’accanimento dello Stato contro chi ha versato per una vita tasse e contributi. È il caso che si ricorra al tanto strombazzato e fantomatico cuneo fiscale per alleggerire la pressione fiscale. Vi è poi da considerare che le pensioni sono uguali in tutta Italia, mentre il costo della vita è molto più elevato al nord che al sud per cui va fatta subito l’autonomia regionale.
Gian Marco SabbadiniCorzano
Caro Gian Marco, quello delle pensioni uguali e dell’Italia lunga e larga, nella quale il costo della vita è differente da regione a regione, è argomento antico, che nessuno ha risolto e che nel settore pubblico vale pure per i salari. Quando ancora portavamo i calzoni corti ricordiamo liti furibonde e lancio di strali sull’introduzione - mai avvenuta - delle «gabbie salariali». Al tempo non imperava l’utilizzo massiccio del marketing, ma già dal nome scelto, «gabbie», si intuiva l’inesistenza di un interesse reale affinché fossero realizzate. Resta un problema aperto e la disilludiamo all’istante: l’autonomia regionale non porterà nessuna soluzione. C’è tuttavia un’altra questione che ci preme chiarire, quella della contrapposizione tra Stato e cittadini. Il primo, nei confronti dei secondi, è - dovrebbe essere - un’opportunità, strumento di coercizione. Quest’idea semplice e nobile s’è via via diluita e addirittura persa, per il naturale corso degli eventi e varie colpe. Sta a noi, a tutti noi, rammentarne lo spirito originario e agire innanzitutto culturalmente. Perciò vale ripetere quanto scritto qui, ieri, a proposito della scuola, insistendo e pretendendo che il Pubblico sia al servizio dei singoli e non apparato fine a se stesso, che pensa soltanto a «nutrirsi». (g. bar.)
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