Lo spreco enorme dei referendum. Chi fallisce paghi

Siccome i democratici proponenti dei referendum hanno perso malamente, ops, mi scuso, non hanno vinto, allora fanno come bimbi capricciosi: se non vinco io allora mi prendo il pallone e non gioca più nessuno. Fortunatamente la democrazia non è soggetta agli sbalzi ormonali o di pancia dei perdenti e le regole democratiche non si stravolgono in base ai desiderata dei perdenti. Non possono essere i perdenti a cambiare le regole del gioco. Proprio perché sul campo le loro idee sono state bocciate dal 70% , non bruscolini, degli aventi diritto al voto. E sebbene la sinistra abbia preso per buono che il 30% che si è presentato al seggio fosse del loro campo di appartenenza politica, e così non è, allora la sinistra ha un problema enorme. Perché il 35% di quegli elettori ha bocciato senza se e senza ma il quesito sulla cittadinanza abbreviata. Ora un partito serio, a bocce ferme e dopo una tale batosta, avrebbe compiuto gesti conseguenti tipo dimissioni della segretaria e di tutti i leader proponenti, essendo una linea politica fallimentare. Schlein, Conte, e finanche Landini avrebbero dovuto rassegnare le dimissioni se fossero leader onorevoli. Nulla di tutto questo. Anzi la prima proposta è stata: basta quorum, la democrazia è quello che voglio io e gli altri che non votano, fossero pure il 99% devono subire la mia scelta. E poi parliamo di democrazia matura e compiuta. Se la sinistra è questa roba qui, tranquilli che la Meloni a palazzo Chigi ci starà ancora per molto tempo. Non perché sia particolarmente brava, ma perché l’opposizione è scarsa. L’unico concetto che condivido è lo spreco enorme di denaro pubblico per fare le primarie nel centro sinistra chiamate referendum. Ecco proporrei che se i referendum non raggiungono il quorum del 50+1, allora i costi dovrebbero essere sostenuti in toto dai proponenti i referendum. Si raggiungerebbero 2 obiettivi. Il primo, proporre referendum interessanti e coinvolgenti i cittadini ed i loro problemi reali e contingenti, tipo abolizione degli oneri di sistema sulle bollette elettriche. Il secondo, che onorevolmente, se si tratta di proponenti politici, gli stessi in caso di fallimento del quorum siano tenuti a dare le dimissioni. Con ricambio della classe politica.
Ornella CottiniMazzano
Cara Ornella, pare d’essere in altalena: si passa da un estremo all’altro. Da un lato si chiede di abbassare o di togliere il quorum, dall’altro addirittura di farne pagare ai proponenti i costi qualora il quorum stesso non sia raggiunto. Posizioni entrambe di parte (e di pancia), a cui ci sforziamo di opporre equilibrio, ragione e pacatezza. Ricordando che le regole del gioco occorre definirle insieme, possibilmente non a partita in corso. Non spetterà dunque alla minoranza deciderle, ma nemmeno è corretto che a imporle sia la maggioranza. Qualunque maggioranza. Meno livore, meno astio, da ambo i fronti della barricata, sarebbe auspicabile. Un’ultima annotazione poi sulla definizione di «spreco enorme» dei referendum. Non è infatti che si prenda una pila di denaro e la si butti nell’abisso, bensì buona parte di quegli euro sono distribuiti e fanno reddito per decine e decine di migliaia di nostri connazionali, spesso giovani, retribuiti per fare gli scrutatori. Potrebbero essere spesi meglio? Certamente. Tuttavia è indubbio che i «costi della democrazia» sono più virtuosi di molte altre operazioni che di pubblico hanno poco, favorendo caste o lobby d’interesse privatissimo. Prima di gridare «al lupo, al lupo» pensiamoci dunque: quel lupo si prende cura anche di noi. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato