L’irrealizzabile stipendio delle casalinghe

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Le chiedo spazio per esporre alcune considerazioni circa la proposta dello stipendio alle casalinghe a firma dell’avv. Giulia Bongiorno e di Michelle Hunziker, riportata in questi giorni dai mezzi di comunicazione. Ben venga l’impegno di donne importanti come loro, anche se noi del Movimento italiano casalinghe Moica, che della condizione casalinga e del lavoro familiare ci occupiamo da oltre trent’anni, sappiamo destinata, così come è capitato più volte in passato, all’insuccesso. Perché l’idea che lo stipendio siano i mariti a versarlo, non risolverebbe la questione e inoltre porterebbe a disparità di trattamento. Mogli di uomini con forte potere economico in genere non hanno bisogno di stipendi, perché, per lo più, gestiscono il patrimonio familiare. Le mogli di lavoratori dipendenti o di non abbienti ne resterebbero escluse perché i loro coniugi non avrebbero, per la scarsità dei redditi, la possibilità di far fronte a questo obbligo. La proposta mai raggiungerebbe l’obiettivo che si prefigge nel caso dei mariti violenti, che presumibilmente non si preoccuperebbero di adempiere a quest’obbligo. Si tratterebbe peraltro di piccole autonomie non in grado di garantire una completa indipendenza e la possibilità di scelte conseguenti. Dovrebbe essere lo Stato a pagare lo stipendio a 5 milioni di casalinghe? Impraticabile ora come già in passato. Ricordo che con il governo Berlusconi (Giulia Bongiorno, a quell’epoca parlamentare, dovrebbe ricordare) era stato approvato un decreto con cui si sarebbe dovuta destinare, direttamente dagli enti erogatori, alla moglie casalinga la cifra corrispondente all’assegno familiare. Anche quella volta grande eco di stampa e tutto finì nel nulla perché la norma fu dichiarata incostituzionale. Si può pensare davvero che tale proposta che, certo, tutti i partiti sottoscriverebbero per insabbiarla subito o per bocciarla se mai arrivasse in Aula, abbia qualche possibilità di successo? Un dato invece da segnalare è che la valutazione del lavoro familiare (e non solo casalingo) raggiunta oggi, è il risultato del nostro impegno per la sua valorizzazione. Un valore non solo culturale, morale, educativo, gestionale, assistenziale, ma anche economico. Indagini ad hoc in sedi istituzionali e universitarie o dell’Istat stesso, in Italia e non solo lo confermano. Negli Stati Uniti, pubblicata da «Salary», una valutazione pari a 7.000 (settemila) euro mensili, considerati l’insieme e la varietà delle mansioni di chi in famiglia se ne occupa. Irrealizzabile quindi in passato e più che mai ora, benché meritatissimo, lo stipendio alle casalinghe. Va infine sottolineato che la violenza sulle donne attraversa purtroppo tutte le classi sociali, è presente in uomini acculturati o meno e si manifesta sotto tutti i cieli. Prevenire la violenza è soprattutto un problema di educazione, di esempi, di modelli. Il mio grazie va comunque a Giulia Bongiorno e a Michelle Hunziker per quanto hanno fatto e stanno facendo a difesa delle donne, confidando che continuino a farlo. Ogni intervento, anche se con proposte di improbabile realizzazione, contribuisce a sottolineare i problemi e a costringere alla riflessione. Tina Leonzi Presidente nazionale Moica Brescia

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