Liquidazione attesa da anni e anni Così non è giustizia

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Da quasi quattro anni (esattamente dal settembre 2020) sono in pensione. Una carriera da insegnante, quarant’anni nella scuola statale.

Certo non mi aspettavo un’erogazione della liquidazione dall’oggi al domani, ma dopo tre anni di silenzio da parte dell’Inps, ho iniziato a preoccuparmi: contatto online tale istituzione - che peraltro mi elargisce regolarmente ogni mese la pensione - per capire se ci siano vincoli al versamento del Trattamento di fine rapporto (Tfr); la risposta online è sgrammaticata, piena di codici a me sconosciuti e comunque evasiva.

Fortunatamente riesco a fissare un contatto con una persona, nome e cognome, che mi invita gentilmente a controllare il mio Iban bancario; appurato che l’Iban è corretto, mi viene indicato un periodo di «dieci giorni lavorativi» per l’accredito anche del Tfr. Sono passati altri due mesi. I miei soldi chissà dove sono...

E per fortuna non avevo fatto conto sull’importo della liquidazione per realizzare progetti nel periodo del mio pensionamento, né ho avuto problemi di salute che mi obbligassero a forti spese.
Rosita Sartori
Brescia

Cara Rosita,

purtroppo il suo non è un caso isolato e proprio ieri abbiamo ospitato un’altra lettera che spiegava l’ingiustizia di non ricevere i soldi spettanti dallo Stato. Il bello, anzi, il brutto, è che lo stesso Stato quando si tratta di riscuotere e incassare è severo quanto il viso d’un bronzo di Riace, mentre quando c’è da erogare se ne infischia bellamente, ignorando persino le prescrizioni di legge che esso stesso stabilisce. Lo Stato siamo noi, ci hanno insegnato, spesso però ammettiamo di fare fatica a riconoscerlo. Ed è un problema grave, perché così si mina il patto sociale alla base della nostra convivenza civile e non si comprende che in gioco c’è ben più di qualche migliaio di euro. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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