L’infermiera killer e i tanti operatori pieni di umanità
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Nei giorni scorsi la stampa ha dato un grande risalto al caso dell’«infermiera killer» di Lugo di Romagna. Confesso di essere rimasta profondamente colpita, soprattutto dopo aver appreso che l’infermiera ha cercato di giustificare il proprio folle comportamento con il «fastidio» arrecatole da certi pazienti, che a suo dire la chiamavano «troppe volte» o che erano «troppo esigenti». Mi sono allora tornati alla mente gli ultimi 23 mesi di vita del mio caro papà, trascorsi tra un ricovero ed un altro a causa del suo precario stato di salute, che ne ha poi causato la prematura scomparsa il 25 novembre scorso. La dolorosa esperienza vissuta, pur nella sua drammaticità, mi ha però consentito di venire in contatto con un personale medico ed infermieristico di prim’ordine, in quanto dotato non solo di grandissima capacità professionale, ma soprattutto di profonda umanità: persone meravigliose che si prodigano quotidianamente al fine di alleviare il disagio di chi soffre. Dal 5 gennaio 2013, allorquando fu colpito da un ictus ischemico, mio padre è quasi sempre rimasto degente in varie strutture sanitarie della nostra città. Dapprima nella «Stroke Unit» presso gli Spedali Civili di Brescia, dove è stato assistito con amorevole dedizione dal prof. Magoni e dal dott. Gamba, nonché sostenuto dalla cara amica Luisa Antonini. Successivamente presso il Reparto di Cardiologia del medesimo nosocomio, dove il team medico ed infermieristico gli ha prestato le migliori cure, sostenendolo altresì moralmente (di questo sono riconoscente al prof. Metra, al dott. Carlo Lombardi, alla dott.ssa Danesi, alla dott. ssa Guidetti, al dott. Milesi ed alla dott.ssa Manerba). Meritano inoltre un ringraziamento particolare il dott. Moneghini di Endoscopia Digestiva, per la capacità diagnostica dimostrata, nonché il prof. Missale, sempre di Endoscopia Digestiva, che ha profuso il massimo impegno nell’intento di salvare la vita a mio padre, rifiutando di arrendersi ad un quadro clinico avverso. Voglio infine ringraziare lo staff della dott.ssa Crippa e, da ultimo, della dott.ssa Confortini che si sono occupati della riabilitazione presso la Domus Salutis, nonché i medici, gli infermieri, gli allievi e gli Oss dei reparti di II Medicina diretti dal prof. Agabiti Rosei (in particolare, le dott.sse Paini e Chillè) e di Terza Chirurgia degli Spedali Civili (in special modo il dott. Andrea Pellizzari e la dott.ssa Daniela Tognali, persone davvero splendide, ma soprattutto umane). Non dimenticando, i suoi ultimi 15 giorni presso la «Casa di Dio», in particolar modo la dott.ssa Brunelli. Ho scritto questa lettera per esaudire l’estremo desiderio del mio papà, il quale nella sua ultima settimana di vita mi aveva pregato di redigere un elenco dei medici e degli infermieri che - se la sorte avversa non gliel’avesse impedito - avrebbe voluto invitare ad una cena, onde ringraziarli per tutto l’affetto che gli hanno sempre dimostrato. In questa amara vicenda è stato comunque di conforto, per me e per i miei familiari, l’aver potuto constatare che, alla prova dei fatti, la tanto vituperata Sanità pubblica si è rivelata eccellente, in quanto ricca di persone competenti e capaci, che assolvono con impegno, umanità e dedizione le loro mansioni, desiderose di salvare il prossimo, sia esso giovane, meno giovane od anziano! Grazie di cuore da parte mia e di tutta la mia famiglia, non potremo mai dimenticare quanto fatto per il mio adorato papà! Imma Lascialfari Mairano
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