Lina, l’Alzheimer e le sue «signorine» Un saluto speciale

Lettere al direttore
AA
Questa è la lettera che una malata di Alzheimer, ospite della casa di riposo di Bedizzole, ha scritto a un’operatrice che va in pensione e a cui è molto legata. «Sono Carolina, detta Lina, scrivo della gita con quelli di Brescia: è stata bellissima. Voglio ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e per tutti gli altri ospiti, in questi anni. Ti dico questo, perché le signorine di questo albergo, mi hanno detto che vai in pensione. Io rimango ancora un po’ in questo albergo, poi vado a casa, nel frattempo, ti chiedo se c’è la parrucchiera per farmi i capelli. Ti ringrazio per tutte le volte che ti sei fermata con me per farmi compagnia. Mi facevi il caffè e mi portavi i biscotti, mi chiamavi, sempre con affetto, «bella gnocca». Lo so di essere stata insopportabile, ma purtroppo la mia mente mi sta abbandonando. Sono contenta per te che vai in pensione, ti auguro di goderti la famiglia, di essere serena e felice assieme ai tuoi cari. Io ho due pensioni, non mi manca niente, la prossima settimana, vado ancora in gita con quelli di Brescia. Mi sono trovata bene con voi, ma adesso vado a casa da mio figlio. Voglio che tu riceva questo regalo, come ricordo da parte mia e da parte di queste signorine: Daniela, Dafne, Luisa, Nicoletta, Carla, Daniela, Palmy, Patty, e Monica. Sono le signorine con le quali hai lavorato in questi ultimi anni e tutte noi ti facciamo, tanti tantissimi auguri per il tuo pensionamento. Mi hanno detto che non si possono ricevere visite per colpa del «virus», ma quanto sarà tutto finito torna a trovarci. Dimenticavo, di dirti, lo sai che la dottoressa mi ha rubato tutto! I documenti, la carta d’identità, tutto... PS. Lo sai che sono stata operata a tutte e due le anche! Prima di andare mi porti la pastiglia... Il mio Tavor! Scusa... Anche i fazzolettini!
Lina e le signorine
Prevalle
Oggi non rispondiamo a Lina, che ci ha emozionato e che lasciamo in pace nel suo mondo, oltre quel muro invalicabile ch’è la coscienza di sé, di ciò che ci circonda, quando ci si ammala di Alzheimer.
Una parola invece, anzi, un abbraccio, lo vogliamo rivolgere alle «signorine» che delle tante Lina si prendono cura, con un rispetto, una delicatezza esemplare. Perché assistere è di per sé un atto meritevole, ma farlo riconoscendo all’altro piena dignità, pur quando il cervello stacca la spina e procede su altri binari, è qualcosa che tocca nel profondo, commuove. (g. bar.).
Lina e le signorine
Prevalle
Oggi non rispondiamo a Lina, che ci ha emozionato e che lasciamo in pace nel suo mondo, oltre quel muro invalicabile ch’è la coscienza di sé, di ciò che ci circonda, quando ci si ammala di Alzheimer.
Una parola invece, anzi, un abbraccio, lo vogliamo rivolgere alle «signorine» che delle tante Lina si prendono cura, con un rispetto, una delicatezza esemplare. Perché assistere è di per sé un atto meritevole, ma farlo riconoscendo all’altro piena dignità, pur quando il cervello stacca la spina e procede su altri binari, è qualcosa che tocca nel profondo, commuove. (g. bar.).
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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