L’Euro si salva con l’unificazione politica Ue

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L’Euro, dotato di forza legale come mezzo di pagamento, in circolazione dal 1° gennaio 2002, fu il risultato di una ridda di accordi valutari che si sono avuti a partire dalla metà del XIX secolo. Dal 1854 vigeva il sistema del gold standard exchange - sistema monetario aureo - che legava il potere d’acquisto della moneta all’andamento dei prezzi del metallo giallo. I cambi venivano definiti automaticamente in base alla quantità d’oro detenuta nella riserva aurea di ogni singola nazione. Dopo la Prima guerra mondiale, la piena occupazione e la stabilità economica si imposero come opzioni prioritarie in tutta Europa. Ogni Stato adottava una politica autarchica che ebbe un forte scossone con un rovinoso crac di Wall Street, iniziato il 22 ottobre 1929 e trasformatosi in panico il 24, il tristemente famoso «giovedì nero», una crisi che prostrò per un decennio intero tutte le economie occidentali. Quando la Seconda guerra mondiale era ancora in corso, in una località del New Hampshire (Usa) divenuta poi famosa nel luglio del 1944 si svolse la grande Conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite per promuovere una collaborazione tra gli Stati in materia monetaria e, di conseguenza, favorire gli scambi. L’accordo conclusivo, detto di Bretton Woods, sottoscritto dai delegati dei 44 Stati partecipanti, prevedeva la creazione di un Fondo Monetario Internazionale e di una Banca Intenzionale per la ricostruzione e lo sviluppo. Questo sistema, che riconosceva la valuta americana come l’unico mezzo di pagamento nelle transazioni intenzionali, fu messo in crisi negli anni ’50, allorché ci fu un’enorme fuoriuscita di dollari, indotti dalla politica estera statunitense (Corea, Vietnam, basi militari nel mondo) e, al sempre crescente potere economico degli Stati del vecchio Continente. Di fronte a questa difficile situazione monetaria dell’America, gli Stati in possesso di ingenti somme di dollari ne chiesero la conversione in oro, aggravandone ulteriormente la imperante crisi monetaria e finanziaria. Il 15 agosto del 1971, il presidente Nixon, non potendo fronteggiare tutte le richieste, dichiarò unilateralmente l’inconvertibilità del dollaro, ponendo fine agli accordi di Bretton Woods. Questa decisione produsse due effetti: la necessità degli Stati europei di trovare una soluzione monetaria, affrancandosi dalla soggezione monetaria americana e di accelerare i tempi dell’integrazione politica. La prima risposta ci fu nell’aprile del 1972 a Basilea con la creazione del cosiddetto «serpente monetario», che aveva l’obiettivo di assicurare stabilità ed elasticità al cambio delle valute. La situazione fu di transizione fino al marzo del 1979, allorché fu varato il Sistema monetario europeo (Sme) la cui unità di cambio era l’Ecu. Nel febbraio 1992 a Maastricht, gli Stati membri della Comunità firmarono l’omonimo Trattato che prevedeva la circolazione dell’attuale Moneta Unica (l’Euro) tra i cittadini europei. L’introduzione dell’Euro, come moneta a corso forzoso tra gli Stati aderenti fu salutata come logico complemento del mercato unico, come strumento per facilitare gli scambi, come scudo contro le improvvise impennate del prezzo del petrolio o le turbolenze dei mercati valutari, nonché per i cittadini dell’UE, come simbolo tangibile della loro identità. Questi wishful thinking sono naufragati, perché l’Euro è stato gestito da spregiudicate oligarchie bancarie e multinazionali, che hanno massimizzato il profitto, a detrimento del benessere socio-economico generale. È la cronaca di un fallimento annunciato, perché, come si sa, il combinato disposto dell’assenza della sovranità monetaria e la impossibilità di svalutare una moneta, non permette di risolvere i gravi problemi economico-finanziari che investono interi Paesi. Una moneta non può reggere alla lunga in assenza di una banca centrale pubblica, di un fisco e di un welfare federali, di trasferimenti tra regioni. Per non parlare del deficit istituzionale che caratterizza l’attuale stadio del processo di integrazione europea. Dopo circa 12 anni di vita, è opinione generalmente condivisa l’Euro sia stata una iattura per gli Stati dell’eurozona. Ciò non vuol dire che bisogna ripristinare le valute nazionali, ma rinegoziare le procedure per determinare i tassi di conversione, e soprattutto riprendere il percorso dell’unificazione politica dell’Europa, come saggiamente sapientemente tratteggiato dai padri fondatori, tra cui merita una particolare menzione lo scrittore e politico Altero Spinelli, per la sua straordinaria lungimiranza. Prof. Giuseppe Gorruso Brescia

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