Lettera a un figlio da un papà in casa di riposo
AA
Figlio mio, amami come io ti amo. Nella sala d’aspetto di questa casa di riposo i minuti passano come fossero ore e ci sono momenti in cui queste paiono interminabili, non oso immaginare i giorni e le settimane. Passando in rassegna per l’ennesima volta le stampe appese alle pareti, da una parte un bellissimo paesaggio di montagna e dall’altra uno esotico con l’immancabile palma riversa sulla spiaggia, scorgo all’improvviso un piccolo quadretto che recita così: «Se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo». Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose non mi interrompere e ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare, ricorda quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico, ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc. Quando, ad un certo punto, non riesco a ricordare e perdo il filo del discorso dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire, la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti lì che mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morto non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo e cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive. Un giorno scoprirai che, nonostante i miei errori, ho sempre voluto il meglio per te, che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo e della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. Aiutami a camminare, a finire i miei giorni con amore e serenità, in cambio io ti darò ancora un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo, figlio mio». Probabilmente qualcuno avrà già letto queste parole da qualche parte ma, come il sole sorge tutte le mattine e non possiamo fare a meno di godere dei suoi benefici raggi tutti i giorni, credo che anch’esse, tornando alla mente, possano portare un po’ di calore ai nostri cuori. // Giuseppe Agazzi Rovato
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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