Le vere ragioni del «black out» e ciò che ci aspetta

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Tv e giornali hanno parlato molto del disastroso «black out» che ha interessato la penisola Iberica alle 12.30 del 28 aprile scorso. Tutti i media hanno posto l’attenzione sulle possibili cause del distacco della rete elettrica dalla rete europea: dagli eventi atmosferici, ad un eccesso di produzione da fonti rinnovabili non governabili, fino ad un poco credibile attacco hacker, ma nulla hanno detto su quanto è successo dopo, la causa vera del «black out». La rete elettrica europea, che può essere considerata uno dei più grandi meccanismi del mondo, si estende dal Portogallo all’ovest dell’Ucraina, e dalla Sicilia ai paesi baltici; è interamente connessa ed è possibile che porzioni di rete, con maggiore probabilità quelle delle aree periferiche, quali la penisola Iberica, l’Italia o la Grecia, si distacchino improvvisamente dal resto della rete per varie cause, ma il distacco non provoca necessariamente un «black out». Ci sono i sistemi di difesa che intervengono in modo rapidissimo e automatico, prima dell’intervento umano: in estrema sintesi vengono attivati distacchi automatici di carichi e aumenti della potenza dei generatori connessi alla rete. Si tratta infatti di riequilibrare la frequenza della porzione di rete che si è isolata, fino a poterla riconnettere al resto della rete e così ripristinare le condizioni normali di funzionamento. Il famoso «black out» della rete italiana del 28 settembre 2003, l’unico totale nella storia del sistema elettrico italiano, è stato originato da un albero in Svizzera troppo vicino ad una linea. L’improvviso corto circuito ha provocato il fuori servizio della linea in questione, con conseguente sovraccarico delle altre linee di collegamento con l’estero fino a provocare il distacco della rete italiana da quella europea. Tuttavia di distacchi di rete ce n’erano avuti molti altri, io ne ricordo 4 o 5 nell’ultimo decennio del secolo scorso, e non avevano portato a «black out». La lunga e minuziosa analisi di quanto è successo dopo il distacco del 2003, che dato origine al «black out», ha individuato le cause vere del disastro e ha portato al miglioramento dei sistemi di difesa della rete atti a ridurre il rischio di altri eventi del genere e non possiamo che augurarci che anche in Spagna si segua lo stesso processo: individuare le cause vere del «black out» e mettere in atto le contromisure. La morale della favola è che i grandi sistemi, sempre più estesi e complessi, da una parte hanno rischi di collasso sempre minori, ma non riducibili a zero, e, dall’altra parte, le conseguenze di un estremamente improbabile, ma possibile, collasso, sono sempre maggiori.

Giorgio Rossi
Brescia

Caro Giorgio, grazie. Siamo rimasti affascinati dalla sua lettera, potendo del resto obiettare poco, avendo scarsa competenza tecnica. La sua lettera è doppiamente preziosa, facendoci da pungolo per trattare un argomento che ci sta a cuore: realtà e conoscenza. Premessa: in un tempo qual è il nostro, in cui grazie alla tecnologia è possibile sapere tutto, il rischio concreto è l’esser certi di nulla. Quando infatti si ha a che fare con le informazioni, abbondanza fa briscola con scarsità: due mali opposti di una mano di carte identica. Lo spiega pure la saggezza popolare che per nascondere un ago non ci sia posto migliore del pagliaio. La conseguenza è che spesso ci si arrenda, si rinunci alla fatica, si abbandoni la razionalità, affidandosi al caso o alla fiducia in questo o quello, a seconda di gusto o simpatia. «Fidarsi» torna dunque ad essere verbo da declinare senza imbarazzi, né superbia, consapevoli che non esista una regola aurea, generale, bensì singoli modelli e valori con cui ciascuno si approccia. Personalmente, ad esempio, non essendo giansenisti, tendiamo a conceder fiducia a tutti, come premessa, solerti altresì a verificarla e, nel caso venga tradita, a ritrarla. E in quel caso il «distacco» è assai più drastico e definitivo di qualsiasi rete elettrica. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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