Le preoccupazioni che ad 81 anni mi inquietano

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In qualunque momento della giornata basta accendere il televisore o entrare in internet per avere il bollettino aggiornato dello stato dell’epidemia che ci preoccupa per come sta espandendosi e per le conseguenze connesse. Vengono riportati i numeri dei contagiati totali, molti dei quali in quarantena ai domiciliari, molti ospedalizzati, qualcuno in terapia intensiva e qualcuno in rianimazione, assicurando comunque che nell’ottanta per cento dei casi l’evoluzione della patologia infettiva non è particolarmente grave. Per ultimo viene dato il numero dei decessi che però è riferibile, per fortuna, «solo» a persone più o meno ottantenni, ma con patologie pregresse. Se queste informazioni tranquillizzano la maggior parte della popolazione, mettono in un giustificabile stato d’ansia tutti i soggetti che, come me, per il servizio sanitario sono in età «ferale». Ho 81 anni, ho vissuto i primi sei anni durante la guerra, non sono stato aggredito dall’«asiatica», dalla «sars» o da altre infezioni e, ringraziando il cielo, non ho malattie: gradirei avere, se mai ne fosse in possesso, qualche informazione in merito a miei coetanei contagiati e sopravvissuti e se anche la categoria alla quale anagraficamente appartengo possa avere qualche speranza.

// Mario Biserni
Brescia
Gentile lettore, purtroppo i dati finora confermano - come per la prima vittima nel Bresciano - che il coronavirus può portare a conseguenze estreme in persone con un quadro clinico già molto precario o compromesso, ed è più facile che in tali condizioni si trovino degli anziani. Se lei sta bene non si preoccupi: non è questione di età ma di condizioni di salute. Fermo restando che deve continuare ad aver cura di sé e seguire i consigli diffusi in questi giorni con l’ormai famoso «decalogo» (lavarsi le mani etc). E nel malaugurato caso avvertisse disturbi sospetti, prima di recarsi in un presidio sanitario, consulti subito per telefono il medico di base o il 112. Mi stia bene e, mi creda, non è solo per modo di dire. (g.c.)

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