Le parole straniere nell’italiano
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Sul Giornale di Brescia del 22 c.m. appare l’accorata richiesta del sig. Stefano Pazzaglia che auspica l’abolizione delle parole straniere (inglesi in particolare) dal lessico italiano. Mi risulta che l’opinione del sig. Pazzaglia è largamente condivisa e rispettabile ed è quindi con la dovuta cautela che affronto l’argomento. Esaminando le mie personali reazioni devo ammettere che il fastidio mi deriva dall’impatto che provoca l’estraneità del vocabolo straniero. Però, accertato il significato del termine e l’uso frequente dello stesso, provo a considerare la conoscenza, come arricchimento. Tento di spiegarmi meglio. Se cardigan, toilette, garage, abatjour, showgilr, shopping, coiffeur, e tanti altri termini ci sono diventati familiari significa che l’uso ne ha favorita l’accettazione. Inoltre la serena accoglienza di termini stranieri è, a mio avviso, comunque un arricchimento specie per chi non ha potuto studiare le lingue. E ancora, in certi casi la sostituzione di termini come blister e altri, si presenta difficoltosa. Per chiarezza, blister è la confezione che contiene certi tipi di pastiglie. Concordo con il sig. Stefano sull’invadenza, sull’eccesso, ma per il resto la mia opinione è quella esposta. Renata Mucci Brecia
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