Le «mele marce» non devono scalfire i meriti dell’Arma

La stima non si inventa in un giorno né tanto meno si deve toglierla per alcune mele marce. Scrivo dell’inchiesta senza precedenti, quella che ha completamente azzerato una caserma dei carabinieri a Piacenza. Protagonisti i sei carabinieri, faccio fatica a definirli questi soggetti come carabinieri, perché i loro comportamenti sono da criminali. Non dobbiamo scadere in generalizzazioni per il comportamento disonesto di alcuni. Sull’intera arma, «porgo tutta la mia solidarietà». Le responsabilità sono personali, e sarà la Magistratura ad indagare per gli sviluppi dell’intera inchiesta. Sono passati 200 anni, due secoli di apprezzamenti per la loro azione operativa a difesa della nostra sicurezza; i «Carabinieri». Chi può dire di non essersi mai affidato a loro? Restano sempre il punto di riferimento ovunque, nei piccoli centri come nelle grandi città. In provincia e nei paesi i loro compiti si estendono anche a problemi diversi, dalla pubblica sicurezza vera e propria ai servizi d’ordine in caso di eventi e manifestazioni, anche le più pacifiche e tradizionali. La loro presenza ci fa stare tranquilli e sappiamo che possiamo contare sulla loro professionalità, come quando intervengono per risolvere spiacevoli dispute famigliari, battaglie di vicinato o di convivenza civile. Possiamo ben dirlo di essere il Corpo di polizia più amato dagli italiani. In situazioni di pubblico malessere basta veder transitare la loro auto blu per tirare un sospiro di sollievo. La loro presenza in tutti i centri e il loro costante contatto con la gente sono una certezza, tanto più che gli interventi dei carabinieri spaziano dai compiti di polizia giudiziaria a quella amministrativa e militare, oltre naturalmente all’ordine pubblico. Personalmente quando incontro i carabinieri penso sempre a Salvo D’Acquisto che, eroicamente si auto-accusò di un attentato, di cui era del tutto estraneo ed innocente, per salvare la vita di 22 civili rastrellati e già condannati a morire. Questi sono i carabinieri! Dopo fatti del genere come si fa a non definirli «Benemerita?». Dobbiamo apprezzarli anche perché, come diceva Pasolini, sono figli del popolo, figli nostri, e dobbiamo identificarci in loro, non vengono da Marte, ma provengono da gente umile, come lo siamo noi. Guai a considerarli tutti disonesti e ladri o mele marce, come fossero dall’altra parte della barricata, nemici o avversari, dato che ci tutelano e proteggono ogni giorno.
// Luigi AndoniManerbio
Concordiamo con le osservazioni del signor Andoni: guai a generalizzare. È vero che le responsabilità sono individuali, ma è anche vero che se questi individui hanno la divisa, la loro responsabilità pesa il doppio. Arriva anche a pesare il triplo (e più) se a «marcire» non è una mela, ma un cestino intero. Lo sanno bene anche i tanti che onorano quella divisa ogni giorno. E i tantissimi che ne hanno beneficiato in passato, quelli che ne beneficiano tutt’ora e quelli che lo faranno anche in futuro. E che si aspettano - anche e soprattutto in questa sconvolgente storia - una giustizia davvero giusta. (n. v.)
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