Le idee d'Italia e i patrioti di 150 anni fa

Chattando su facebook.
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Sono un ragazzo di diciotto anni della provincia di Brescia e frequento il Liceo Scientifico Nicolò Copernico a Brescia. Ormai è iniziato già da qualche giorno il 2011. Quest'anno è un anno particolare per il nostro Paese, perché 150 anni fa l'Italia fu unita e divenne quello Stato che è tuttora. Scrivo questa lettera per informarvi di quello che mi è capitato nella notte dell'8 gennaio. Stavo chattando su Facebook con una ragazza della mia scuola dell'età di sedici anni e ad un certo punto la conversazione è caduta su una domanda che io le feci, «Cosa ne pensi della Lega Nord?». In questa lettera narrerò la sua risposta che mi ha colpito molto e che ho ritenuto scioccante e orribile (premetto che ho salvato la conversazione così che possa citare testuali parole della ragazza di cui manterrò l'anonimato). Alla domanda che le feci la ragazza in prima battuta rispose «Alcune idee le condivido». Allora io incuriosito le chiesi di espormi il suo pensiero in relazione alle idee che condivideva. «Io penso che il Nord non debba dipendere da Roma, ci deve essere una divisione tra Nord e Sud. Voglio la divisione perché c'è troppo differenza tra noi e loro. È il Nord che manda avanti l'Italia non il Sud. L'Italia esiste solo grazie alle persone del Nord. Mio nonno fece la guerra e penso alcune volte all'amarezza che deve provare vedendo l'Italia messa così» (alludeva al fatto che per lei l'Italia è messa male per colpa delle persone meridionali). Poi continuando: «Allora mi fa girare il fatto che qui al Nord tutti si facciano il mazzo e al Sud non facciano nulla». Ora io mi sono domandato e mi domando tutt'ora se persone come questa ragazza possano essere considerate italiane. I primi italiani, i nostri patrioti, si sono battuti per tutto quello che questa ragazza non crede e, cosa ancora più sconcertante, non vuole. Continuando nella conversazione dissi alla ragazza «Io credo nell'Italia, centocinquanta anni fa i patrioti si sono battuti, sono morti, per quello che siamo ora, uniti, un unico popolo, un'unica nazione e tu adesso dici che l'Italia deve essere divisa, che non esiste un'Italia e che non credi nell'Italia. Addirittura tu differenzi tra persone nordiche e meridionali, quando invece siamo semplicemente e orgogliosamente tutti italiani, e sei più fiera di essere bresciana che italiana». A questo punto io sono convinto che il pensiero espresso dalla ragazza sia razzista anche se lei nega di esserlo dicendo che non le interessa degli altri italiani ma soltanto del proprio futuro del quale è preoccupata vista le condizioni del nostro Paese. In merito a questo ha espresso massimo disprezzo nei confronti della Giustizia italiana. Ma la cosa, le parole, che più mi hanno colpito, veramente nel profondo nel cuore, sono state «Io sono d'accordo con la pena di morte». «Io penso che sarebbe una cosa molto giusta introdurla anche in Italia». A queste parole, forse preso dalla rabbia, mi sono lasciato andare e ho espresso tutto il mio disagio nel parlare con una persona che pensa quelle cose e le ho più volte ripetuto di vergognarsi e che forse lei dovrebbe andarsene dall'Italia. Mi scuso subito per come ho scritto questa lettera, è la prima che scrivo, e potrebbe essere mal scritta. Vorrei fortemente che questa lettera fosse il più possibile diffusa per informare tutti voi di quali idee circolano tutt'oggi tra noi italiani e in particolar modo tra i giovani. Questa è una cosa che mi rattrista molto, che mi crea molta rabbia, ma al contempo mi rende fiero e deve renderci tutti fieri, perché noi possiamo definirci italiani!

Lettera firmata

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