Le criticità del nostro sistema di continuitàassistenziale

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Nella medicina territoriale le criticità sono in aumento negli ultimi anni, e talune situazioni mostrano quanto sia fragile il nostro Sistema Sanitario, e ne è un esempio ciò che è successo nella notte tra il 3 e il 4 giugno di quest’anno. Sono un medico di Continuità Assistenziale (ex guardia medica) operativo in Franciacorta e, come solito, mi sono recato presso la mia postazione per svolgere il mio turno notturno. Poco prima di iniziare, ho ricevuto una chiamata da Areu in cui l’operatore avvisa me e tutti i colleghi operativi sulla provincia di Brescia che, a causa di uno sciopero dei medici di Continuità Assistenziale della provincia di Bergamo, tutte le chiamate provenienti dal territorio bergamasco saranno dirottate sul nostro territorio. Il risultato è tristemente palese: decine di chiamate ricevute da pazienti dai paesi più disparati, spiacevolmente sorpresi del disservizio. Alcuni hanno deciso di pazientare fino al giorno successivo, nella speranza che l’emergenza rientrasse; altri hanno riferito di recarsi presso i Pronto Soccorso, già ampiamente saturi, rimasti come unica possibilità di trattamento nel breve termine. In tutto questo naturalmente gestendo in contemporanea gli assistiti del mio distretto di riferimento, sobbarcando ulteriormente il carico di lavoro. Ciò che è avvenuto, presentandosi come un fulmine a ciel sereno, mi ha reso tanto arrabbiato quanto deluso, e soprattutto preoccupato per un Sistema Sanitario e un’Assistenza Primaria, che, già in difficoltà a causa di una malagestione sviluppatasi negli anni precedenti, entrano in grave difficoltà al primo imprevisto che accade. È una spada di Damocle sulle nostre teste, pronta a cadere in qualsiasi momento. E chi paga le conseguenze sono sia il personale sanitario, iper-sfruttato fino all’osso per tappare ogni falla, sia soprattutto i pazienti, che si trovano spaventati e disorientati in un mondo in cui la salute è un diritto sacrosanto. E vorrei ricordare che i pazienti siamo tutti noi.
Carlo Morstabilini
Cologne

Gentile dottore, la disanima «dall’interno» della situazione di precario e fragile equilibrio su cui si regge l’assistenza sanitaria territoriale, non fa che confermare una percezione diffusa nei pazienti e che più di una volta è stata portata alla ribalta da questa rubrica, oltre che dalle inchieste del giornale. L’ultima risale a pochi giorni fa, quando il GdB ha verificato a che punto (non) sono le Case di comunità, cioè le nuove strutture socio-sanitarie del Servizio Sanitario Regionale, che, distribuite capillarmente sul territorio, dovrebbero costituire un punto di riferimento continuativo. In teoria questa doveva esser la risposta alle carenze riscontrate - complice anche la pandemia - nel sistema sanitario lombardo. (g.c.)

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