Le aule studio e gli universitari in centro storico
Nei giorni scorsi è apparsa la notizia che i locali ex-Oviesse di via Mameli, dove si è installata l’attività di «Buonissimo» cambieranno destinazione e, almeno in parte, verranno adibiti ad «Aula studio» per gli studenti. Ma che cosa è una Aula studio? Dovrebbe essere non solo un luogo di studio sulle «sudate carte» per gli esami o le interrogazioni, ma anche un luogo privilegiato di socializzazione, dove i giovani studenti si incontrano tra pari, si scambiano parole, pensieri, emozioni, progetti e molto altro; in quegli spazi molti giovani si sentono a loro agio, diventano un po’ protagonisti nella costruzione del loro futuro e non solo consumatori. Viene ad essere spontaneamente una specie di mercato della conoscenza giovanile. Chi, come me, ha vissuto quasi vent’anni tra i giovani universitari, sa che una delle richieste più gettonate tra loro sono proprio le sale studio aperte fino a tarda sera, perché i giovani vogliono «colonizzare» la notte e non solo per divertirsi; un posto dove svolgere alcuni riti di passaggio dalla giovinezza all’età adulta. E noi adulti ci curiamo così poco di questi giovani e dei loro bisogni di sperimentarsi! La stessa università pensa forse troppo alla loro istruzione e quasi nulla fa per la loro educazione, alla loro preparazione per diventare cittadini e professionisti di domani. Non di rado per questi giovani ci si limita ad offrire spazi vuoti o isolati e poco attrezzati. Non solo ci dovrebbe essere il collegamento wi-fi per internet, un bar self-service per qualche conforto. Per i nostri universitari in centro città non vi è un servizio di ristorazione a prezzi agevolati come c’è nella zona di Mompiano. Ci dovrebbe essere un collegamento stretto con l’Informagiovani con un buon servizio di orientamento scolastico professionale e di sostegno alle difficoltà nello studio. Perché non pensare ad uno spazio dove i docenti universitari bresciani una volta al mese presentano i risultati delle loro ricerche e dei loro studi? Una Aula studio, quindi, può diventare uno dei luoghi dove si coltiva quel bene comune di fondamentale importanza che è il capitale umano, dove i giovani possono sperimentare ed alimentare le loro abilità cognitive ed emotive con i coetanei in modo autonomo e simmetrico.
// Franco SperoliniConcesio
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