L'anomalia della televisione italiana
«Sulla TV possiamo dare lezioni a tutti». Questa la frase che Silvio Berlusconi, stando all'articolo del Giornale di Brescia del 19 dicembre, ha pronunciato durante la trasmissione «Porta a porta», ospite di Bruno Vespa (e per inciso, della TV pubblica, che ha bellamente insultato, e della cui ospitalità ha di nuovo approfittato domenica 23 dicembre: quando si dice la coerenza
).
Non entro nel merito delle ultime polemiche riguardanti Benigni, compensi e dintorni, non ne ho la competenza e non ci tengo nemmeno.
Quello che invece mi piacerebbe chiedere a colui che sulla TV «può dare lezioni a tutti» è perché da quando lui si è messo a far televisione, in quel mondo tutto è cambiato.
Per esempio, ricordo che A.S. (Avanti Silvio, visto il suo delirio di onnipotenza immagino sarà felice di avere un tale paragone) i film, le partite o qualsiasi altra emissione televisiva, potevano essere visti senza farli diventare uno spezzatino pubblicitario quali adesso sono. Ma ciò che mai mi riuscirà di capire, e di accettare, è perché oggi la prima serata televisiva in Italia inizi alle 21.30, per finire intorno alla mezzanotte quando va bene, a prescindere dallo spettacolo (?) offerto. Per lavoro ho occasione di viaggiare e di trovarmi spesso all'estero, credo che in nessun Paese al mondo avvenga la stessa cosa. Intendo dire che in genere la prima serata inizia ad un orario decente (intorno alle 20.00-20.30), terminando tranquillamente verso le 22.30, quando la gente normale, che vive nei Paesi normali e il mattino successivo si deve presentare in fabbrica o in ufficio, di solito va a dormire.
Per terminare la riflessione sul «possiamo dare lezioni a tutti» vorrei sottolineare l'arroganza manifestata da questo personaggio negli ultimi giorni, con l'invasione di tutti gli spazi mediatici possibili e immaginabili, per iniziare una campagna elettorale che mi auguro gli porti finalmente la più grande delusione della sua vita. Anche perché, promessa di abolizione o no dell'Imu, come dicono a Napoli, «accà nisciuno è fesso»!
Piergiorgio Bonardi
Corte Franca
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