L’amore di Dio e la morte di un figlio

AA
Quando muore un bambino/a, vedi trascriversi il Vangelo, vedi ripetersi il dolore di Maria sotto la Croce. Non più la collina del Cranio, né i corpi appesi a un legno, ma un cucciolo di uomo/donna, arreso al biancore di lenzuolo, su un lettino del reparto di terapia intensiva di un ospedale. Così ti vai dicendo, la madre deve aver abbracciato e baciato quel Figlio morto di Croce. Le parole della madre non furono scritte, forse perché coperte dal silenzio. I poeti le dettero parole, parole di un pianto forse solo sussurrato e subito nascoste nel cuore. E ora le senti e le ripeti a te stessa, le stesse, dopo secoli, nell’aria sospesa di un reparto di terapia intensiva. Quando muore un bambino/a senti tutto il disagio per le nostre espressioni vuote, consumate, consegnate dalla tradizione, ma povere di senso. Si ripetono quasi senza pensare, suonano irriguardose, se non irritanti per Dio e per gli uomini. Svelano immagini tristi di Dio. Come quando a conforto si dice: «Era un angioletto, Dio vuole accanto a sé gli angioletti», oppure «Dio coglie i fiori più belli, per il suo giardino». Non mi riesce di immaginare, anzi mi fa tremare il cuore, un Dio che strappa ai genitori figli, per volerli accanto a sé, un Dio che recide fiori per la gioia di goderseli nel suo Paradiso. Dio non strappa, non recide, accoglie... Mi è più facile, ripercorrendo le orme di Gesù nel Vangelo, immaginare un Dio che si turba e piange, piange con noi, dentro le nostre case. Quando Dio ci ha mostrato il Suo volto nella carne di Gesù, uomini e donne videro Dio piangere poco fuori la casa di Betania piangere per l’amico che la morte gli aveva strappato, piangere per quei singhiozzi di Marta e Maria, le amiche del cuore. Quando muore un bambino/a alza gli occhi e ascolta, Dio singhiozza dalla porta accanto. Quando muore un bambino/a non dire che questa è volontà di Dio. E perché Dio, dovrebbe volere la vita per uno e la morte per un altro? Forse che non siamo tutti suoi figli? Forse può essere volontà di un padre la morte? Può volerla Dio per un figlio fosse anche il peggiore dei figli? Quando muore un bambino/a può succedere purtroppo che i credenti quando nella preghiera giungono all’invocazione «sia fatta la Tua volontà» possano essere sfiorati, come per sussulto da esitazione del cuore, quasi su di loro incombesse chissà quale evento disperante voluto da Dio, qualcosa da cui proteggersi? Che sia voluta da Dio la malattia di un figlio, la sua morte..., che sia questa la volontà di Dio cui arrenderci «sia fatta la Tua volontà»? Ritorniamo a Gesù. «Questa - dice - è la volontà del Padre mio» Quale? «Che io non perda nessuno, ma lo risusciti nell’ultimo giorno». Volontà scritta, scritta per sempre. Volontà di Dio, e dunque sicura, non fragile come le nostre volontà che si realizzano e non realizzano. E dunque quando preghi «Padre sia fatta la Tua volontà», preghi perché Gesù non perda nessuno ma lo resusciti nell’ultimo giorno. È una volontà di vita, e dunque se le nostre giornate conoscono pesi, sofferenze, non arrendiamoci, non è questa la volontà di Dio, lotta per la vita, non perdere nessuno, non dare nessuno per perduto, e se puoi rialzalo. Allora sarai nella «volontà di Dio». Quando muore un bambino nell’immaginario dei credenti, vedono la prospettiva dell’aldilà come «riposo eterno». Si va bene, si contempla Dio. Contemplare il Signore per tutta l’eternità, sarà senz’altro qualcosa di indescrivibile, ma la prospettiva di contemplare il Padre eterno per tutta l’eternità non entusiasma molto. Forse dopo i primi tre o quattro secoli la voglia di cambiare canale diventerà molto forte. Gesù nel suo insegnamento non ha mai prospettato né un riposo eterno, né una contemplazione eterna, ma semplicemente ha detto che la vita prosegue, con tutto quello che contiene di bello, di affetti, di curiosità, di crescita... La vita continua verso il raggiungimento della sua pienezza, nella sfera dell’amore di Dio. Per questo quando muore un bambino/a senti suonare campane a festa, suoni che vengono dal cielo, e a tirare scatenati e festosi le funi, mi piace pensarlo sono i nostri figli/e... forse i più scatenati... La mamma di Diletta

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