L’albero dei cachi ricorda a noi tutti il valore della pace

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Anni fa, in visita alla scuola di don Milani a Barbiana, insieme con Adriano Moratto, vidi un albero pieno di cachi vicino alla piscina. Qualche tempo dopo, a Brescia Duilio Zogno mi parlò del «Progetto dell’albero di kaki - Rinascita del tempo» del Comitato di Nagasaki e mi sono ricordato del brano sul pentimento del pilota di Hiroshima nella lettera che don Milani aveva scritto ai giudici che nel 1965 lo stavano processando per apologia di reato poiché aveva difeso l’obiezione di coscienza al servizio militare, allora obbligatorio. Perciò proposi al Gruppo don Milani e al Movimento Nonviolento di Brescia di collaborare al progetto pacifista giapponese. Il primo figlio del kaki di Nagasaki nella nostra provincia fu piantato nel giardino di Santa Giulia a Brescia il 21 marzo 2000 e ora nel Bresciano ce ne sono una cinquantina. Nel 2017 un kaki di Nagasaki è stato piantato dall’allievo di don Milani Nevio Santini nella scuola primaria di Vicchio, di cui Barbiana è una frazione ma, essendo all’interno, non è visibile al pubblico. Perciò, all’Istituto per il sostentamento del clero di Firenze che è proprietario della chiesa e della canonica di Barbiana e alla Fondazione don Milani che ha in uso i locali della scuola ho proposto di piantare un diospero giapponese anche a Barbiana.

Pier Luigi Fanetti
Brescia

Caro Pier Luigi, è sempre un «kairos», un tempo propizio, quello per piantare un albero della pace. In questi giorni ancora di più, poiché impetuosi spirano i venti di guerra e alta deve essere la vigilanza di ciascuno. «Un delitto come quello di Hiroshima - scrisse don Milani nella lettera ai giudici che lei cita - ha richiesto qualche migliaio di corresponsabili diretti: politici, scienziati, tecnici, operai, aviatori. Ognuno di essi ha tacitato la propria coscienza fingendo a sé stesso che quella cifra andasse a denominatore. Un rimorso ridotto a millesimi non toglie il sonno all’uomo di oggi». È vero. Ed è il rischio che anche attualmente corriamo. Possano dunque quegli alberi ricordarci che portiamo noi stessi frutto e sta a noi, pur nel nostro piccolo, decidere se buono o gramo. (g. bar.) P.S. La provincia di Brescia, dopo il Giappone, annovera il numero più alto di pianticelle di kaki provenienti da Nagasaki. Un vanto di cui ciascuno di noi può andar fiero.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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