La volontaria giurisdizione in stato tragicomico
Scrivo la presente per rendere nota, se non l’avesse già fatto qualcuno, la situazione tragicomica in cui versa una delle attività del Tribunale di Brescia. Mi riferisco alla cancelleria che si occupa della cosidetta volontaria giurisdizione, cioè di tutte quelle serie di attività che il tribunale demanda alla buona volontà dei cittadini senza necessità di passare per avvocati o contenziosi. Le materie di cui si occupa sono in effetti piuttosto vaste, dal deposito per la pubblicazione di testamenti ai ricorsi ai giudici tutelari per ottenere autorizzazioni di vario tipo per la gestione dei minori o del patrimonio degli amministrati di sostegno. La situazione paradossale della cancelleria in questione è invece legata al fatto che l’unico sportello ove il singolo cittadino si può rivolgere in autonomia per una serie di motivi è anche quello che di fatto lo costringe a rivolgersi ad avvocati notai o altre figure intermedie per dirimere questioni a volte banali. I problemi della cancelleria sono molteplici ed alcuni ormai annosi, quindi è chiaro che il problema stia a monte, cioè il Presidente del Tribunale o chi di dovere, semplicemente ignora la situazione e preferisce occuparsi d’altro, forse perché la sezione volontaria non interessa problemi di ingente valore economico. I problemi iniziano quando ci si approcia allo sportello. Preciso che ciò non è dovuto a chi lavora fisicamente nella cancelleria, o meglio, a chi lavora realmente nella cancelleria, ossia i responsabili storici della stessa e alcuni dotati di volontà superiore alla media. Al momento invece per motivi incomprensibili si è sopperito alla mancanza del personale spostando proprio a questa cancelleria oberata alcuni soggetti chiaramente inidonei a tale attività, forse per tenerli buoni in attesa di trasferimenti, dal momento che è evidente la loro totale indifferenza alle sorti di chi si rivolge allo sportello. La situazione classica è questa: l’avvocato o amministratore di sostegno di qualche disperato non trova il fascicolo allo sportello consultazioni oppure si lamenta dei tempi biblici per ottenere un’autorizzazione, provocando ulteriori code. Nel frattempo allo sportello depositi, dove di solito operano i dipendenti più rapidi, l’attività si blocca ogni tre per due per aiutare l’addetto alla consultazione nella ricerca del fascicolo, creando ulteriore scontento e disappunto negli utenti in coda. Arriva poi il momento del classico utente straniero alla ricerca di ricorsi o richieste incomprensibili e anche lì, nonostante la buona volontà degli addetti, la burocrazia italiana l’ha vinta quasi sempre, poiché lo straniero è costretto a battere in ritirata, ovviamente dopo aver creato una coda ormai chilometrica. Oltre ai tempi e alla discontinuità nel servizio, sono da segnalare la scarsa «voglia» di volontaria giurisidizione dei giudici, i quali, anche per casi di chiara difficoltà economica o comunque familiare democraticamente concedono a tutti un tempo che varia tra i 40 e i 120 giorni per un qualsiasi provvedimento. Ovviamente i dipendenti della cancelleria sono già oberati e non hanno il tempo e giustamente neanche la voglia e nemmeno il potere, di sollecitare l’attività dei giudici, e quindi bisogna sperare nella propria buona stella per ottenere ad esempio un’autorizzazione alla vendita di un’automobile per pagare l’affitto della casa in cui risiedi con dei minori. Gli orari della cancelleria inoltre sono quelli classici del tribunale tuttavia, a causa della mole di attività gli utenti vengono di fatto ricevuti sino alle 11. 30... costringendo spesso la gente ignara del caos che l’aspettava a tornare, perdendo ulteriori mezze giornate di tempo e/o lavoro. Non riesco proprio a credere che nessuno fra avvocati, dipendenti, utenti, si sia mai lamentato negli ultimi mesi di una situazione che di fatto priva il cittadino di un servizio finanziato con le sue tasse e che di fatto trae ragione d’essere dalla burocrazia italiana. Sorvolo poi su altri aspetti veramente comici come la situazione logistica dell’ufficio, posto in due, tre stanze striminzite letteralmente sommerse di fascicoli dove gli addetti faticano a spostarsi senza cozzare fra loro.
// Stefano QuarantaOrzinuovi
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