La vicenda Stefana, le aziende Ghidini e i 700 lavoratori
Sul vostro quotidiano, sabato 3 settembre 2016, è stato pubblicato un articolo sugli investimenti previsti alla Ghidini Trafilerie di Lumezzane, rispetto al quale riteniamo opportuno sollevare alcune osservazioni. Premesso che riteniamo importante che sia dato risalto agli investimenti che vengono disposti dalle varie aziende, soprattutto in questa fase così difficile, non possiamo però condividere il sorprendente tono dell’articolo che all’inizio testualmente dice: «Ormai praticamente chiusa la dolorosa vicenda legata alla Stefana di Nave e di Ospitaletto». Non ci risulta chiusa la dolorosa vicenda della Stefana che riguarda ben quattro siti produttivi e circa 700 lavoratori, e in particolare non risulta chiusa per lo stabilimento di Nave via Bologna - sede storica della Stefana, in ogni modo, anche per quanto riguarda gli altri tre stabilimenti non è chiusa ancora la vicenda, il sito di Ospitaletto è interessato da un cambio totale che andrà a regime tra circa tre anni e che vedrà rasa al suolo l’acciaieria, stessa sorte toccherà alla acciaieria di Montirone, mentre il laminatoio di via Brescia a Nave ha da poco ripreso l’attività ad un regime ad ora ridotto. Non si potrà mai in nessun modo considerare chiusa la vicenda Stefana e la famiglia Ghidini ne porta prioritariamente le responsabilità, basta leggere i numeri del Concordato, la dimensione dei crediti che devono essere dati ai creditori (oltre 300 milioni), le tonnellate di acciaio che non saranno più prodotte (circa 1.300 milioni), le professionalità bruciate, i soldi già persi e che ancora perderanno i lavoratori, sono solo una parte della dolorosa vicenda. La famiglia Ghidini, in tutto questo periodo non ha proposto neanche minimamente la possibilità di inserire i dipendenti del gruppo in qualche loro azienda, così come non ha partecipato all’eventuale contributo per la ripartenza degli stabilimenti del gruppo. Il vostro Giornale ha seguito attentamente e puntualmente la vicenda Stefana ed è anche per questo che non comprendiamo il tono «assolutorio» dell’articolo di sabato scorso.
// I lavoratori del gruppo Stefana in presidio permanente dal 2 gennaio 2015Nave
Nessun «tono assolutorio», semmai «chiusa» nel senso che la questione è ormai interamente nelle mani del Tribunale fallimentare; «dolorosa» perché così è stata ed è tutt’ora, nonostante le intese raggiunte con alcuni imprenditori. Gli stessi scriventi riconoscono come il Giornale abbia seguito attentamente e puntualmente la vicenda Stefana, così come si impegna a farlo nel prossimo futuro. In ogni caso, se qualcuno si è sentito offeso o ferito, gli rivolgiamo le nostre scuse. (n.v.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato