La vera pace comincia da noi. Ricordiamolo

Pace, piccola parola ma impegnativa su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Usata, abusata, tirata da una parte o dall’altra a seconda di chi la pronuncia. Se potesse esprimersi direbbe: «Basta tirarmi per i fondelli». Se mi permettete vorrei tornare indietro nel tempo. Anno 1971. In quel periodo aleggiava ancora l’aria delle manifestazioni dei sessantottini, ed io stavo affrontando gli esami di terza media da privatista. (Premetto che io sono classe 1944.) La prova d’esame di italiano aveva tre scelte di titoli ed io scelsi: «A quale scoperta moderna do il mio plauso e il mio incoraggiamento». Dopo una disamina delle varie scoperte, non ho resistito, con il rischio di uscire fuori tema, (rischio che i commissari poi mi hanno confermato) ho fatto questa riflessione. L’uomo ha fatto molte scoperte. È andato sulla luna, ha debellato malattie, ha costruito apparecchiature moderne, ma non ha ancora saputo scoprire la pace. Forse perché questa piccola parola si perde nel vociare violento delle piazze, nel rumore delle vetrine infrante, nelle barricate e nel rumore degli spari delle P38. A distanza di più di 50 anni cosa è cambiato? Nulla, anzi, il problema si è acuito. Si va alle manifestazioni per la pace che sembrano guerriglia. È aumentata la violenza verbale anch’essa usata come arma. Si va a queste manifestazioni con bandiere di ogni colore, striscioni, per affermare la nostra volontà, ma forse non abbiamo capito che la prima bandiera della pace siamo noi, che dobbiamo avere il coraggio di rispettare chi non la pensa come noi e non avere la pretesa di avere sempre ragione. Saper ammettere di sbagliare e ritornare sui propri passi, sentirsi tutti uniti per un unico obiettivo; basta con quei futili distinguo, oppure interessi di bottega. Non è la violenza che ci fa avere ragione ma è la Pace con la P maiuscola che deve essere in noi per poi scoprire il valore del rispetto reciproco, perché dove c’è pace vi è giustizia, benessere, accoglienza e molto altro. La pace in primis viene dentro di noi dal cuore. Papa Giovanni Paolo II in un suo discorso ha pronunciato questa profetiche parole: «Come nel tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo». Termino questa mia come terminai quel tema nel lontano 1971: «L’uomo ha fatto grandi scoperte, ha conquistato lo spazio arrivando sulla luna, ma quando scoprirà la pace?». Forse voi direte che io vivo in un mondo diverso. No amici, io vivo in questo mondo; è l’unico che abbiamo e che ha tanti problemi ma anche tante opportunità. Io ci provo. Proviamoci in tanti, partendo dal cuore. Nell’amicizia, l’unione fa la forza.
Renato Mario VenturaCaro Renato, il suo candore è il nostro e non lo annebbieremo con sfiducia e scetticismo. Non oggi almeno, non con i venti di guerra che impetuosi soffiano. Anche se è un cammino lungo, iniziato da che l’essere umano viveva ancora nelle caverne, siamo certi che verrà un tempo in cui la pace sarà ovunque regola, pure se costerà impegno conquistarla e mantenerla, momento per momento. Importante è cominciare qui, ora, nel quotidiano, dal vicino di casa, dal parente, dal collega di lavoro, senza limitarsi a indicare scenari lontani come se fossero altro rispetto agli uomini e alle donne che noi siamo. P.S. Una confessione. In questi giorni di conflitti e di nuovi fronti che si aprono, teniamo sul comodino, a portata di mano, un libricino a cui teniamo molto. Si intitola «Tu non uccidere» e lo ha scritto un prete legato a Brescia a filo doppio: don Primo Mazzolari. Partire dalla sua profezia e farla nostra, sintonizzandola allo spirito del tempo, è la missione che ci attende. Perché la pace è un dono ricevuto, ma altresì si costruisce, giorno per giorno. (g. bar.)
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