La tutela del patrimonio artistico
«La bellezza salverà il mondo», così il grandissimo F. Dostoevskij. La bellezza, più modestamente, è una peculiare ricchezza della nostra Italia. Ricchezza culturale ma anche indubbia risorsa economica, più che mai preziosa in questo tempo di crisi. È del tutto inutile dilungarsi su questo punto. Abbiamo un Paese insuperabile per bellezze naturali e per capolavori d'arte. I dati dell'Unesco sono del tutto probanti. Dalle Alpi alle valli del Nord, ai litorali dei tre mari che ci avvolgono, alle stupende isole. Dio ha fatto al nostro Paese il dono di una natura ineguagliabile. Si aggiunga l'opera umana che ha creato città come Venezia, Firenze, Napoli e l'incomparabile città di Roma... E dove possiamo trovare qualcosa di simile alla Valle dei Templi di Agrigento? Tutelare questo immenso patrimonio è certamente difficile, ma altrettanto doveroso. A mio modesto avviso gli organi preposti a questa tutela dovrebbero essere più presenti e forniti di maggiore autorità. Dico questo anche in rapporto alla nostra Brescia alla quale non manca proprio nulla per essere riconosciuta come città d'arte, soprattutto dopo il sontuoso recupero dello straordinario complesso monumentale di Santa Giulia in attesa di un giusto riconoscimento dell'Unesco. Quello che forse manca a noi bresciani è la relativa mentalità culturale e turistica. Là dove venisse a mancare il senso del bello, non si parli più di bellezza come di dimensione dello spirito umano. Dobbiamo coltivare il gusto del bello se vogliamo attirare a noi, nell'attuale clima di globalizzazione, turisti da ogni parte del mondo, Asia e Africa comprese. Il «bello - diceva Tommaso d'Aquino - è ciò che piace alla vista». Per tornare alla nostra città, mi domando se gli uffici preposti alla tutela artistica dei nostri beni culturali non dovrebbero avere maggiore presenza e autorità. Questo anche per impedire quella costosa altalena politica del fare e disfare per la quale non mancano esempi d'attualità. Bisognerebbe forse che ciascuno di noi coltivasse qualche dubbio in più su se stesso, sui propri limiti, e fosse più disponibile al giudizio di esperti super partes.
Giulio Cittadini
Brescia
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