La tragedia di Travagliato e l’indifferenza
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Le chiedo gentilmente di pubblicare, questa mia lettera, che ho deciso di invare dopo aver appreso la notizia del tragico suicidio dell’ex muratore di Travagliato. La disperazione, lo ha portato prima a compiere una mal riuscita rapina ai danni di un distributore, poi a suicidarsi nella propria abitazione nella quale stava scontando la pena per il reato consumato. L’ex muratore era marito e padre di tre figlie minorenni (di cui due disabili): non riusciva a mettere insieme «il pranzo con la cena» per sè e per la sua famiglia. Il titolare del distributore oggetto della tentata rapina dichiarò al vostro giornale: «Mi dispiace perché ho capito che era un uomo disperato...». Purtroppo, nella nostra ricca e opulenta Provincia cresce il disagio e il dramma sociale di chi colpito dalla crisi, non riesce a mettere insieme il «pranzo con la cena». Tale disagio colpisce non solo i lavoratori dipendenti, ma anche i lavoratori autonomi, le partite Iva, i piccoli imprenditori, i liberi professionisti, i giovani precari, ecc. Spero che a seguito di questo ennesimo caso di disperazione sociale, non prevalgano le solite reazioni di circostanza da parte delle istituzioni pubbliche e dei corpi intermedi (associazioni di rappresentanza e sindacati) e l’indifferenza delle coscienze. La prima cosa da fare è di dare conforto, dignità e sussistenza alla moglie ed alle figlie dello sfortunato ex muratore. La seconda, pensare a qualche idea per costruire qualcosa di concreto (in termini di iniziative e progetti) al fine di dare risposte alle problematiche e alle criticità di coloro che sono pesantemente colpiti dalla crisi, ad esempio: istituire (attraverso la raccolta di contributi volontari delle associazioni, delle fondazioni ed anche di cittadini filantropi) un fondo per il microcredito; creare una rete di accoglienze abitative per il disagio delle famiglie con disabilità; costruire una rete per l’ascolto del disagio sociale; ricercare finanziamenti regionali e dell’Unione Europea per promuovere iniziative e progetti sociali per l’inserimento lavorativo delle fascie più colpite dalla disoccupazione (giovani e ultracinquantenni): come l’utilizzo di terreni incolti di proprietà degli enti locali (e/o dell’amministrazione pubblica) da destinare ad attività agricola; la manutenzione di fiumi, monti e colline (es. la Maddalena); la generale manutenzione del territorio. La «necessità aguzza l’ingegno»... questo è un esercizio che tutti dovremmo essere chiamati a fare, anche da parte di tutti quei soggetti che istituzionalmente affrontano la crisi in modo formale e burocratico! Gian Francesco Fregoni Brescia
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