La superstizione che condiziona le persone
Un mio carissimo amico è molto superstizioso mentre io, toccando ferro, non mi faccio troppo influenzare.
Non dimenticherò mai il giorno che si era in macchina ed un gattino, tanto ignaro quanto adorabile (sembrava una pantera nera in miniatura), ci attraversò la strada. Il mio amico, come se avesse visto un fantasma, non sentì ragioni e pretese di tornare indietro, quella volta l’unica sventura che incontrammo per davvero fu di allungarla di venti chilometri come minimo.
Per non parlare della sua festa di compleanno, il destino volle che si era in tredici a tavola. Ci credereste se vi dicessi che entrò in fibrillazione? Come morso da una tarantola mise a disagio parenti ed amici, se non è iella questa.
Cosa dire di quando, sul marciapiede, la scala di un operaio ci sbarrava il passaggio?
Io ci passai sotto senza troppe esitazioni ma lui no, dovette scendere dal marciapiede, fortunatamente l’auto che passava in quel momento riuscì ad evitarlo, ma per un pelo!
Probabilmente nelle sue tasche troveremmo zampette di coniglio, cornetti rossi o «magici» talismani in grado di proteggerlo da chissà cosa, se non già occupate dalle dita incrociate...
’Sto superstizione, ma cos’ha di super da condizionare in molti casi la nostra esistenza?
Con buona probabilità poco o niente del tutto, passino pure una parola od un gesto scaramantico, potrebbero essere un aiuto psicologico nell’affrontare una determinata situazione ma attenzione a non esagerare altrimenti si corre il rischio di divenirne succubi al punto di non fare niente se prima non si è compiuto riti, scongiuri o chissà cos’altro, che è già una fortuna se non ci prendono per matti.
Io, dicevo, non sono superstizioso però ricordo il mattino che mi alzai col piede sinistro e rovesciai del sale in cucina, nonostante questo l’intera giornata andò per il verso giusto, solo verso sera accadde qualcosa di strano, un minuto prima dell’inizio di un film che aspettavo da due settimane il mio vecchio televisore cominciò a fare le bizze, non era la prima volta però in quell’occasione nel dargli qualche colpetto non solo si spense del tutto ma cadde il vaso che ci stava sopra, con i fiori dentro.
Mentre mi accingevo a raccoglierne i pezzi sul tappeto, questo quasi certamente fradicio di acqua, tra le intrattenibili (ed irripetibili) imprecazioni mi sfuggì pure qualche scongiuro.
Quasi per magia e con mia grande sorpresa nel vecchio apparecchio riapparvero subito le immagini e, come se non bastasse, riscontrai che il tappeto era perfettamente asciutto!
Guardando il film in tutta tranquillità pensai, non lo nego, di possedere qualche dote nascosta in grado di allontanare la malasorte ma fu verso la fine che realizzai come la tivù si fosse spenta perché, strattonandola, avevo fatto fuoriuscire la spina dalla presa.
Un autentica magia, semmai, sarebbe stata quella di vederla funzionare senza corrente!
Ah! Per quanto riguarda il vaso erano passati alcuni giorni senza che lo riempissi d’acqua ma per fortuna i fiori erano di quella specie che resiste a lungo anche senza.
Giuseppe Agazzi
Rovato
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