La storia delle Suore Visitandine

Quattro secoli.
AA

Poche istituzioni possono vantare la durata di quattro secoli come le Suore Visitandine. Esse vennero fondate da San Francesco di Sales e da Santa Giovanna di Chantal il 1610. Pur attraverso le alterne vicende dei tempi esse continuano nella fedeltà alle ispirazioni dei fondatori. Nella nostra diocesi il primo monastero salesiano fu fondato a Salò nel 1712, poi a Darfo nel 1721 - ora chiuso - e finalmente anche a Brescia nel 1818, ora trasferito a Costalunga. Nelle intenzioni dei fondatori, anticipando i tempi, le nuove religiose avrebbero dovuto dedicarsi alla contemplazione e all'apostolato diretto a servizio dei poveri, da qui la scelta della patrona Maria SS. che andava a visitare S. Elisabetta per renderle i servizi necessari ad una puerpera, per di più avanti negli anni. Ma per le difficoltà incontrate la Visitazione assunse nel 1616 il carattere definitivo di ordine religioso di clausura. Il carisma dell'Istituto consiste nella vita contemplativa, nella ricerca di Dio solo, tendendo all'unione con lui, con umiltà e semplicità profonda, senza forma di penitenza e austerità esterne, nella gioia della vita fraterna. Risale a San Francesco di Sales stesso lo stemma dell'Ordine: un cuore trafitto da spada con una corona di spine che lo circonda e sopra i nomi di Gesù e Maria: allusione alla devozione del S. Cuore, di cui fu apostola una visitandina, S. Maria Alacoque Esse continuarono, attraverso i secoli, la testimonianza della validità della dottrina spirituale di S. Francesco di Sales e ne favorirono la diffusione attraverso le ripetute edizioni dei suoi scritti, specialmente della «Introduzione alla Vita Devota» o Filotea, capolavoro di S. Francesco di Sales. Questo libro ebbe ed ha una fama grandissima. Ancora vivente l'Autore se ne fecero quaranta ristampe e venne tradotto in diciassette lingue. Esso ha avuto il merito di far crollare il muro che la santità o perfezione fosse un privilegio esclusivo dei religiosi e fossero necessarie grandi penitenze e doni per meritarsela. La vera santità è a portata di tutti. «Gli autori che trattarono di vita devota ebbero quasi tutti di mira l'istruzione di persone segregate dal mondo o per lo meno insegnarono una devozione che conduce a questo isolamento; io - è Francesco che scrive - ho in animo di istruire coloro che vivono nelle città, tra le faccende domestiche, nei pubblici impieghi e che dalla propria condizione sono obbligati a fare, quanto all'esterno, la vita che tutti fanno». Per l'uomo immerso nelle occupazioni materiali il fulcro della vita cristiana rimane l'amore, ma non mediocre, che intenda raggiungere l'unione con Dio con abbandono sereno e fiducioso nella sua santa volontà. Dalla meditazione dei suoi scritti, ne venne una foltissima devozione al Santo. Ne è prova la sua immagine riprodotta in tanti quadri della nostra diocesi. Alla Pace vi è dedicato un altare. Dalla sua dolcezza, dalla sua amabilità e dal suo ottimismo è derivata pure una corrente spirituale, che va sotto il nome di umanesimo devoto. Nello stesso tempo fiorirono presso i monasteri salesiani degli educandati di fanciulle, molto frequentati e apprezzati. Fra le prime fanciulle accolte nell'educandato di Brescia figura anche la futura S. Maria Crocifissa di Rosa, fondatrice delle Suore Ancelle della Carità. Il fascino spirituale del Santo non fu forte solo fra i contemporanei, ma è anche continuato nei secoli seguenti, specie nel XIX sec. Fra le Congregazioni che si rifanno al Santo, basti ricordare i Salesiani di Don Bosco.

Prof. Felice Rizzini
Chiari

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato