La solitudine è un’ombra scura Merita vicinanza

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA
Sono un uomo di sessant’anni. Ho molti amici e amiche, ma vivo solo e vorrei una compagna di vita, così non faccio che piangere pensando ai miei, alla solitudine e alla malinconia. Mi piace la musica leggera, cantare. Vado spesso con gli amici al karaoke. Sono un uomo molto timido e riservato. Avrò tanti difetti ma so amare. Aspetto le vostre lettere.
Bruno

Caro Bruno,

ci spiace deluderla, ma oggi delle molte lettere attese le arriverà soltanto questa, la nostra.

In un mondo che corre, in cui tutti facciamo a gara per chi va più veloce, per essere adeguati e performanti, il suo foglio a quadretti scritto in stampatello maiuscolo con la biro blu - dobbiamo confessarlo - ci ha fatto una tenerezza infinita.

Da aggiungere resta poco, se non comprendere la profondità della sua pena, il solco ampio che si crea quando alla fine della giornata, nel momento in cui gli amici se ne vanno o la musica del karaoke scema, chiusa la porta alle spalle si resta soli, senza altra compagnia.

Una sensazione, caro Bruno, che non è soltanto sua, bensì di centinaia di persone, per i motivi più vari: la perdita del consorte, i figli che diventano grandi, le incomprensioni tra parenti, un inciampo imprevisto, la difficoltà a trovare un compagno o una compagna di vita...

È così che la penombra diventa un manto spesso, generando sconforto, delusione, amarezza, malinconia, nei casi peggiori stanchezza di esistere, ricevendo tregua e sollievo soltanto in un modo: con la vicinanza.

Una vicinanza reale, concreta, uno squillo di telefono o un bussare alla porta dei molti Bruno che ci abitano accanto e di cui, per distrazione o superficialità, troppo spesso ignoriamo l’esistenza. Compreso in questo giorno di Pasqua, che meriterebbe d’essere, per tutti, di festa. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia